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Sandrino Cataldo, chi è il marito dell'assessore regionale Pd finito agli arresti

Regista delle elezioni dell'assessore dem pugliese, raccoglieva i voti attraverso l'agenzia regionale allo studio

Sandrino Cataldo, chi è il marito dell'assessore regionale Pd finito agli arresti

Sandrino Cataldo, marito dell’assessore del Pd Puglia Anita Maurodinoia, è stato arrestato ieri per presunti scambi elettorali.

Lui è il regista delle campagne elettorali della moglie, nonché fondatore di una lista civica sud al centropresente in molti consigli comunali di Bari e Provincia. Anche se in consiglio regionale Maurodinoia è entrata nella lista del Partito democratico, con una dote di 20mila voti per la lista ed Emiliano.

L’arresto di ieri, secondo il tribunale, è motivato dalla sua capacità di influenzare, sempre attraverso lo scambio, il voto delle prossime amministrative a Bari, sulle quali si era già attivato, a favore del candidato alle primarie Vito Leccese, il capo di gabinetto di Decaro, sostenuto dal sindaco e da Emiliano insieme a tutto il Pd.

“Mo’ però mi sto preparando -si legge il suo braccio destronelle intercetazioni riferite alle elezioni 2024- ecco perchè sto facendo questo fatto dell’ente di formazione, dei docenti, dei tutor perchè questa gente mi dovrà tutta rispondere con dei voti… Mancano tre anni ma io sto già in campagna elettorale”.

I corsi di formazione e l’agenzia regionale allo studio Adisu, erano uno dei bacini di voto del marito dell’Assessore. Che secondo gli inquirenti avrebbe utilizzato il sistema dei voti pagati 50 euro sia per le regionali che per le comunali (Maurodinoia ricordiamo che con la sua candidatura ha portato 6 mila voti a Decaro). E infatti non è la prima volta che Cataldo risulta indagato per questo sistema. Il marito dell’assessore Pd era già sotto indagine per associazione a delinquere finalizzata al voto di scambio, intorno a un ente di formazione (Ascogi), a lui riconducibile, che organizza i corsi dell’università privata Pegaso. La stessa universita telematica dove aveva una cattedra Maurodinoia. I rapporti tra l’agenzia regionale Adisu e Pegaso sono tali che a Taranto hanno la sede nello stesso palazzo. E l'ex direttore generale dell’adisu Gaetano Nuzzo, era stato fino al 2017 direttore amministrativo e docente della Pegaso. Mentre presidente di Adisu, nominato da Emiliano, era Alessandro Cataldo, cugino e omonimo di Sandrino, il marito di Maurodinoia.

Cataldo fu nominato per la prima volta presidente di Adisu nel 2015 direttamente con un decreto firmato da Emiliano, senza passare dall’approvazione della Giunta e senza alcuna consultazione con la componente studentesca, come regola vorrebbe, e senza competenze in materia, essendo un commercialista di Triggiano. Stesso comune di residenza di Maurodinoia e suo marito, cugino omonimo.

Poco prima delle elezioni regionale del 2022 una inchiesta ha travolto l’agenzia, portando alle dimissioni di Nuzzo ma non di Cataldo (che invece è stato riconfermato da Emiliano ed è attualmente Presidente in carica).

In molti notarono che diversi vincitori dei concorsi Adisu pubblicavano su Facebook i post di Sud al Centro (il partito di Cataldo), o erano candidati, o parenti di candidati della stessa lista.

L'indagine fu aperta per verificare se i concorsi Adisu furono effettivamente orientati per favorire gli iscritti alla lista Sud al Centro. Del resto anche membri della commissione del concorso erano una docente e la direttrice amministrativa della Pegaso, stessa università dove lavorava il dg Nuzzo e l’assessore Maurodinoia. i quali avevano anche scritto un libro insieme.

Oggi arriva quest’altra indagine. Centrale anche qui il ruolo di Cataldo, indicato quale “fondatore ed esponente di spicco del movimento politico Sud al Centro”. Con lui l’ex consigliere circoscrizionale di Bari, sempre della lista “Sud al Centro”, Defrancesco che si definiva “figlioccio” di Cataldo.

Secondo gli inquirenti Cataldo avrebbe posto in essere un vero e proprio “sistema” al fine di “raccogliere consenso elettorale, avvalendosi dell’ausilio, pienamente consapevole, dei suoi più stretti collaboratori, tutti gravitanti all’interno del movimento politico ‘Sud al Centro’, tra cui, ovviamente e per sua stessa ammissione, lo stesso Defrancesco”.

Il sistema, che si sarebbe avvalso – anche ma non solo – dei “numerosi contatti, soprattutto relativi ai tanti giovani in cerca di una stabile occupazione lavorativa, registrati ed acquisibili perlopiù dagli archivi delle Università Telematiche Pegaso e Mercatorum (delle cui sedi baresi Cataldo è risultato avere la piena gestione e controllo, in forma occulta), nonché da quelli degli enti di formazione professionale operanti in Bari e provincia in cui Cataldo è emerso avere un ruolo significativo, certificati dalle suddette Università ed accreditati presso la Regione Puglia, prevedeva che un ‘referente’ si ponesse in contatto con essi per sondare il terreno e quindi offrire, senza mezzi termini, un compenso economico pari a 50 euro per ogni voto tributato, se non altre utilità”.

Ecco la versione dell’uomo fornita agli inquirenti: “Io ho tutti questi contatti, più di 2000 persone che noi ogni anno, ogni volta che facevamo la campagna elettorale, noi facevamo … diciamo.. compravamo i voti, ti dico anche il sistema che facevamo, lui che è un genio (parla di Cataldo, ndr), su questo bisogna riconoscerlo, lui aveva un sistema infernale che nessuno sa al mondo secondo me. Lui ti sapeva dire se tu lo votavi o meno attraverso questa tecnica. Allora lui usava me perché tra i giovani avevo molte amicizie, noi pagavamo 50 euro a voto. Come faceva lui a vedere e a sapere se tu avessi votato o meno, lui nel frattempo la prima fase consisteva in questo: reclutare le schede elettorali, carte d’identità le fotocopie e il numero di telefono. Questi numeri venivano messi in un database in un computer l’ultimo giorno delle… era micidiale micidiale, l’ultimo giorno cioè il giorno prima delle votazioni, si votava la domenica, il sabato la gente diceva ‘ma a noi quando ci chiamate? quando ci …’ perché non dicevamo ‘lasciate i vostri documenti poi vi chiamiamo. Noi li contattavamo tutti, cioè quindi noi il venerdì dicevamo ‘vedi che tu domani devi venire a quest’ora, in questo momento, in questa sede. Che venivano a fare loro? loro venivano, noi davamo dei fac-simili di votazione. Quando si dice che il voto è segreto è bugia perché tu lo scopri dopo due secondi, attraverso il suo metodo io te lo scopro dopo due secondi. E quello quando andava a vedere che c’era ti pagava altrimenti non ti pagava. Allora ci faceva dire ovviamente alle persone che dovevano volare in questa maniera. Leone Gerardo simbolo del sindaco, consigliere e il simbolo del partito…”.

E ancora: “Nel senso che a te diceva metti la X sul sindaco, non mettere la X sul partito e scrivi Anita Maurodinoia veniva l’altro e diceva: ‘quanti siete in famiglia? 4, ti do 200 euro io nella tua sezione voglio trovare questi quattro voti come ti ho detto! Veniva un altro poteva essere pure che era la stessa sezione, per distinguerli che faceva, diceva all’altro non mettere… che questi li chiamavamo le varie formule. Avevamo 7-8 formule di voto. All’altro, all’altra famiglia, all’altra persona diceva, capitava, poteva capitare ad esempio sezione 7 poi veniva l’altro daccapo sezione 7 mica davi la stessa formula se no tu non potevi capire. Tu invece di mettere la X sul partito sul sindaco metti la X sul partito e scrivi Maurodinoia Anita invece di Anita Maurodinoia… I rappresentanti, gli ufficiali. Quando andavano a fare lo spoglio… eh quando lo spoglio, quello si segnava le formule. Il presidente”.

Secodno gli inquirenti questo sistema è stato utilizzato sia per le elezioni comunali di Bari che per le regionali.

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