
Nuovo capitolo della vicenda sulla decadenza di Alessandra Todde (M5S), presidente della Regione Sardegna, legata alle irregolarità riscontrate nelle spese sostenute durante la campagna elettorale per le regionali del febbraio 2024. Il Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d’Appello lo scorso 3 gennaio scorso aveva dichiarato la decadenza della governatrice, che aveva subito presentato ricorso. Oggi il tribunale ordinario di Cagliari (prima sezione civile) ha respinto il ricorso della Todde, rigettando così la tesi della difesa e della stessa procura, che avevano dichiarato inesistenti i motivi della decadenza, secondo quanto previsto dalla legge 515 del 1993.
Il collegio di garanzia elettorale, presieduto da Gaetano Savona, ha pubblicato la sentenza in cui dichiara "l'inammissibilità di tutti gli interventi", "la carenza di legittimazione passiva del Ministero della Giustizia" e "rigetta il ricorso di Alessandra Todde avverso l'ordinanza-ingiunzione del Collegio Regionale di Garanzia Elettorale presso la Corte d'appello di Cagliari adottata il 20.12.2024 e notificata il 3.1.2025".
Che succede ora
Rigettato il ricorso della Todde (M5s), i sardi dovranno presto tornare alle urne? La sentenza i oggi precisa che "non rientra nella competenza del Collegio di garanzia né in quella del tribunale adito per l’impugnazione dell’ordinanza-ingiunzione pronunciare l’eventuale decadenza della ricorrente. La competenza è rimessa dalla legge al Consiglio regionale. All’organo amministrativo di controllo e poi a quello giurisdizionale, che non intende esondare dall’alveo delle proprie competenze, è rimesso esclusivamente l’accertamento della violazione delle norme in materia di spese elettorali. Effettuato detto vaglio, che rimane insindacabile dal Consiglio regionale, quest’ultimo assumerà le sue determinazioni sulla decadenza, tenendo fermo quanto accertato in questa sede". La parola fine legislatura, dunque, deve pronunciarla il consiglio regionale, quindi la politica. Ma c'è di più...
Corte costituzionale
Il prossimo 9 luglio si riunirà la Corte costituzionale per discutere del conflitto di attribuzione sollevato dalla regione contro lo Stato in ordine alla legge nazionale che regola i casi di decadenza per gli amministratori. La Consulta dovrà chiarire se la legge nazionale utilizzata dai giudici del collegio elettorale per decretare a gennaio la decadenza della Todde sia applicabile o meno a una regione a statuto speciale come la Sardegna.
Todde: "Vado avanti, facciamo ricorso"
"A differenza di chi sceglie lo scontro con la magistratura - ha detto Alessandra Todde - noi rispettiamo il ruolo dei giudici e le loro decisioni, anche quando non le condividiamo, come in questo caso. Proprio perché crediamo nello Stato di diritto, che prevede tre gradi di giudizio, abbiamo il diritto e dovere di difenderci nel processo, non dal processo. Quindi andiamo avanti: impugniamo la sentenza, perché le violazioni contestate non sussistono, come pure rilevato dalla Corte dei Conti e dalla Procura della Repubblica di Cagliari".
E va avanti spiegando le proprie ragioni: "In primo luogo - osserva - il tribunale dice che il Collegio di garanzia era incompetente a esprimersi sulla decadenza. Quindi avevamo ragione. Tuttavia, la sentenza presenta diversi punti discutibili e controversi, che i nostri legali stanno puntualmente valutando, ma fin da ora si possono rilevare come siano incongruenti alcuni passaggi. Non ci convince affatto il ragionamento sulla proporzionalità della sanzione della mia decadenza da presidente e dell’intero Consiglio regionale. Inoltre, è paradossale il passaggio della sentenza in cui si sostiene che pur in assenza di un’espressa e formale contestazione, avrei dovuto comprendere la necessità di rendicontare in prima persona e non per il tramite del Comitato, pur non avendo personalmente speso nulla. Infatti, il Comitato è stato l’unico soggetto ad aver ricevuto contributi e ad aver effettuato spese. Una dichiarazione, anche se ritenuta irregolare, non può essere equiparata a una mancata presentazione di documenti. Ribadisco che non c’è nessuna violazione della trasparenza, perché è noto quante e quali sono state le somme versate, da chi, e come sono state spese dal Comitato. Infatti, la Corte dei Conti ha confermato la correttezza del rendiconto".
La sfida al centrodestra
"Mentre da cinque mesi ci attaccano, noi abbiamo sempre continuato a lavorare nell’interesse della Sardegna e continueremo a farlo. Siamo e rimaniamo concentrati per risollevare questa terra annichilita dalla destra, dalla tutela di interessi personalistici a scapito del bene comune.
Da diverse ore il centrodestra chiede le mie dimissioni da presidente perché vorrebbe tornare a mettere le mani nella gestione della Regione ma la sentenza dice che è il consiglio regionale a dovresi esprimere in ultima istanza. Questa è una battaglia che si combatte nei tribunali. E la la combatteremo. Sono nel pieno delle mie funzioni, e intendo onorarle fino in fondo".