Politica

Via allo scaricabarile. Ma i padri dell'orrore sono tanti

Tantissime anomalie alla comunità di accoglienza del Forteto. Colpevoli tribunale, servizi sociali e Regione. E cinque ragazzi sono ancora là

dal nostro inviato a Firenze

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L'ex giudice minorile Piero Tony parla di «prestigio» rapidamente ottenuto dal Forteto. Una reputazione che l'ha messo al riparo da dubbi e perplessità e collocato sotto una campana di vetro che gli ha evitato controlli adeguati, come ha messo in rilievo anche la Corte europea per i diritti dell'uomo. Sono tante le istituzioni che hanno cooperato a costruire il mito della comunità di Vicchio del Mugello: il tribunale dei minori, che nemmeno dopo la condanna dei fondatori per reati specifici ha smesso di mandare bimbi disagiati al Forteto; la Procura presso il medesimo tribunale; i servizi sociali, cui spetta di seguire da vicino la vita dei minori; la regione, che ha concesso soldi e riconoscimenti. Non è stato nessuno di questi enti a fare crollare il muro di silenzio e connivenze eretto attorno al Forteto. Per loro va tutto bene, tant'è vero che ci sono ancora cinque minori in affidamento alla comunità nonostante 23 responsabili si preparino ad affrontare il processo e lo stesso fondatore, il «profeta» Rodolfo Fiesoli, ne sia stato allontanato in attesa del giudizio perché deve rispettare l'obbligo di dimora nel comune di Pelago, in val di Sieve, 25 chilometri più a valle.

La commissione d'inchiesta regionale guidata da Stefano Mugnai (Pdl) e dal vice Paolo Bambagioni (Pdl) ha sentito il presidente del tribunale per i minori, Laura Laera, sia i suoi predecessori, sia alcuni assistenti sociali. Il quadro dei controlli è desolante. I magistrati hanno spiegato che affidavano al Forteto i casi più gravi, quelli di cui non si facevano carico altre strutture di accoglienza. Il che avrebbe dovuto imporre un supplemento di attenzione sull'idoneità della cooperativaa. Invece no. Il giudice Laera, arrivata a Firenze da Milano 11 mesi fa dopo un anno e mezzo di reggenza, ha evidenziato carenze nelle istruttorie e nei controlli di cui sono incaricati i servizi sociali.

Sconcertato il procuratore Massimo Floquet: il suo ufficio ha il compito di svolgere istruttorie sui minori prima dell'affidamento, senza prendere decisioni. Dice Floquet: «Non darei un bambino a una situazione che non fosse formalmente familiare: non mi convince la famiglia funzionale» cioè lo schema di convivenza attuato al Forteto dove padre e madre affidatari sono estranei che non devono provare affetto né tra di loro né verso il bimbo per evitare legami. «Un ragazzino ha bisogno di avere intorno a sé qualcosa che sia un simulacro di famiglia - aggiunge Floquet -. Se è vero quello che sta emergendo, il tribunale non doveva dare nessun minore in affido al Forteto, una struttura anomala». A loro volta, i servizi sociali hanno detto che si fidavano del Forteto in base alla fiducia di cui la comunità godeva nelle aule di giustizia, a volte su preciso suggerimento di qualche toga. Questa fama spiega anche perché i minori arrivavano soprattutto da località lontane dal Mugello. Forse i servizi locali avevano il sospetto che qualcosa non andava.

Ma stavano zitti, come quasi tutti.
(SteFil)

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