La "scarpa" che allevia il Parkinson

Si chiama Gondola ed è frutto della ricerca italiana. Produce una stimolazione meccanica che incrementa la velocità della camminata del 27%

La "scarpa" che allevia il Parkinson

Milano - Non solo farmaci. Per alleviare il morbo di Parkinson arriva una novità: un apparecchio a pile da utilizzare come una specie di calzare elettronico. Si chiama «Gondola», vista la sua forma concava, e sembra dare ottimi risultati. Migliora del 25% la capacità di camminare delle persone malate di Parkinson, ne incrementa del 27% la velocità e del 15% la lunghezza del passo.

I dati emergono da uno studio clinico preliminare sugli effetti della Foot Mechanical Stimulation in pazienti parkinsoniani. A presentarlo è Fabrizio Stocchi, direttore del centro ricerca sul Parkinson del San Raffaele di Roma.

La ricerca clinica, controllata con placebo, è stata condotta su venti pazienti, utilizzando il dispositivo medico sviluppato per l'utilizzo a casa direttamente da parte del paziente.

Questo apparecchio eroga una stimolazione meccanica della durata di 90 secondi in due particolari punti del piede, a livello dell'alluce e alla base del metatarso. Le stimolazioni sensoriali periferiche consentono al paziente parkinsoniano di camminare meglio per circa tre giorni, dopo di che è necessario ripetere la terapia.

I risultati del primo studio su Gondola furono presentati a ottobre 2012 al 23esimo simposio mondiale sul sistema nervoso autonomo e l'abstract fu pubblicato su Clinical Autonomic Research. Quelli presentati ora, ha annunciato Stocchi, «consentiranno di avviare un nuovo studio multicentrico tutto italiano, su 120 pazienti (con 8-12 anni di malattia e con disturbi di fluttuazione motoria), insieme alla Clinica di neuroriabilitazione dell'Università politecnica delle Marche, al Centro Parkinson del San Raffaele Cassino, al Dipartimento di Neuroscienze dell'Università di Genova, al Centro Parkinson dell'Università di Salerno, all'Ospedale San Camillo di Venezia e al San Raffaele Pisana di Roma.

«I risultati acquisiti, e misurati con un sistema computerizzato in collaborazione con il dipartimento di Bioingegneria del Politecnico di Milano - ha proseguito Stocchi - sono interessanti anche per quanto riguarda la loro ripetitività. La maggior parte delle misurazioni dopo le stimolazioni efficaci ha mostrato significatività statistica, mentre dopo le applicazioni placebo non abbiamo riscontrato miglioramenti. Pare anche che dopo la stimolazione i pazienti assorbano meglio le cure». Uno dei vantaggi del nuovo apparecchio, spiega Francesco Cecchini, ad di Ecker Technologies, la società svizzera che ha progettato la mini pedana a barchetta, «sta nel fatto che i pazienti possono accedere direttamente alla terapia, da casa, ogni volta che ne sentono la necessità, senza doversi recare presso strutture specializzate».

La nuova soluzione arriva proprio mentre le statistiche parlano di un abbassamento dell'età in cui si manifesta il morbo. Un paziente su dieci ha meno di 40 anni e uno su 4 ne ha meno di 50.

Ogni tanto cede a qualche lieve tremore ma ha la stessa classe di tanti anni fa, di quando danzava sul palcoscenico della Scala. Lucilla Bossi è malata di Parkinson da 28 anni. Ma non si arrende, no. Ha anche scritto un libro per raccontare la sua esperienza: «Ogni giorno vale una vita» e sulla copertina ha scelto di mettere un paio di scarpette rosa da danza classica appese a un chiodo.

Lei, che non può più ballare, racconta tutti i suoi trucchetti per non cadere e per non sentirsi a disagio in mezzo alla gente.

«Ho elaborato tutti i miei accorgimenti per stare in piedi - spiega pacata -. Ad esempio, ho scoperto che se ancheggio e calibro il peso, magari non riesco a evitare la caduta, ma cado bene, senza farmi male». Il suo messaggio è: «Essere sempre aggressivi e combattivi, senza farsi sconfiggere».

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