Schettino libero ma barricato in casa

Schettino libero ma barricato in casa

Meta (Sorrento)Francesco Schettino è tornato in libertà. Il gip presso il Tribunale di Grosseto, Valeria Montesarchio ha accolto la richiesta dei legali dell'ex comandante della Costa «Concordia», revocandogli i domiciliari, sostituendoli con l'obbligo di dimora nel suo comune di residenza, Meta, un pezzetto di paradiso alle porte della penisola sorrentina. Dunque il principale indagato (accusato dalla Procura di Grosseto di omicidio plurimo colposo e abbandono della nave) per la tragedia avvenuta davanti all'isola del Giglio lo scorso 13 gennaio, può uscire di casa e vagare per i due chilometri e mezzo quadrati del suo paese. Ieri infatti o’ comandante ha proseguito volontariamente nella detenzione domiciliare per evitare di incrociare davanti alla sua bella casa di vico San Cristoforo, una ventina di cronisti che speravano di incontrarlo per dargli la possibilità di raccontare la «sua» verità.
Schettino a meno di sei mesi dalla strage del Giglio potrà ricevere l'«inchino» dei suoi circa settemila concittadini, che continuano a difenderlo (ma forse, solo per motivi di buon vicinato) nonostante la tragedia avvenuta la notte del 13 gennaio. «Lo state massacrando, tivù e giornali». Si esprime con veemenza un anziano che passa in motoretta accanto al vico San Cristoforo. «Potevate aspettare almeno il processo, invece lo avete condannato senza sapere nulla. Spero di incontrarlo presto per potergli stringere la mano», dice una donna. E un turista aggiunge: «Quello li? Dopo quello che ha combinato è già fuori? Doveva andare in galera e restarci per mille anni. Invece è comodo essere arrestati e poi finire nella propria super casa con vista sul mare ai domiciliari».
Nella tragedia che ha colpito i familiari dei trenta morti (ai quali vanno aggiunti due dispersi), un sorriso lo ha strappato ieri pomeriggio, una vicina di casa degli Schettino. Mentre si trovava in compagnia del suo bambino e stava rientrando a casa, la donna, volto sorridente e con garbo, ai cronisti che speravano in una parola del comandante ha detto: «Posso chiedervi una cortesia? La smettete di fotografare quelle due finestre che vedete aperte? Sono le mie, non del comandante. Eppure da cinque mesi le fotografate, sostenendo che siano quelle degli Schettino».
Tornato in libertà il comandante della Concordia ieri ha reso noto un memoriale indirizzato ai suoi legali. Tra l'altro scrive Schettino: «Nessuno, fino a quel momento, mi aveva avvisato che avevamo superato il punto di accostata fissato sulla rotta. Per fortuna ho visto della schiumetta bianca sulla mia sinistra. È stato un segno che mi ha fatto dare ordine di virare a dritta, per puro istinto. In quel momento una mano divina si è sicuramente posata sulla mia testa. Se avessi continuato su quella rotta, avremmo colpito lo scoglio con la prua. Sarebbe stata un'ecatombe».
Accusato di avere abbandonato la nave quando a bordo della Concordia c'erano anche delle persone, Schettino ha replicato sostenendo che «subito dopo l'incidente, avrei potuto affermare: "Ma dove mi avete fatto sbattere? Cosa mi avete fatto combinare?" ... ma non sono un codardo, in quel momento bisognava essere lucidi, la pirorità non era individuare i colpevoli, ma agire, senza perdere la calma.

Il dilemma era: evacuare o non evacuare la nave? Evacuare oltre 4000 persone con una nave in movimento ha i sui rischi. Disporlo sarebbe stato quasi una liberazione per me, ma la coscienza non mi ha concesso di farlo a cuor leggero...».

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