Da dove si ricomincia? Dalla fine, ovvio. Capitan Uncino, pardon Schettino, dopo nove mesi di «ferri» più o meno dorati (prima arresti domiciliari, poi obbligo di dimora ma libero di scorrazzare in motoscafo in questo caldo agosto nelle acque della sua Meta di Sorrento) torna in plancia. D'accordo, non è la stessa cosa, adesso si trova in alto ma solo perché siede accanto allo scranno dei giudici. Lui è l'imputato, eppure come quando riceveva in divisa da gran gala gli ospiti della «Concordia», ruba la scena. Nel foyer saluta come un divo. Ma nervoso, i denti a rosicchiare le unghie, le dita a digitare senza sosta la tastiera del cellulare. In «aula» gli si avvicina un passeggero sopravvissuto al naufragio di quella maledetta sera- era un venerdì 13, gennaio 2012-: sale sul palco e gli stringe la mano. Scambiando qualche parola. «Speriamo che la verità sia accertata presto», gli sussurra Luciano Castro. Si era imbarcato a Civitavecchia la sera del disastro. L'ex capitano, un poco imbarazzato: «Sì, la verità deve essere appurata». «Volevo guardarlo negli occhi», dirà poi il sopravvissuto.
L'aula inedita del tribunale, ovvero il teatro Moderno di Grosseto, dove si celebra il processo al comandante fuggito prima che la nave affondasse sugli scogli dell'isola del Giglio, prima che tutte le 4.229 persone a bordo fossero salve, e dove ne perirono trentadue, è chiusa a flash e giornalisti. Chi non ricorda l'ira funesta del comandante della capitaneria di porto di Livorno Gregorio De Falco: «Torni sulla nave, Schettino. Adesso comando io, questo è un ordine». E ancora: «Lei si è salvato dal mare, ma io le faccio passare i guai, vada a bordo, cazzo».
Ma non c'è solo il capitano sul banco dei «colpevoli». Accanto a lui il suo vice Ciro Ambrosio, l'ufficiale Salvatore Ursino e il responsabile dell'Unità di crisi della flotta di Costa Crociere, Roberto Ferrarini. «Riteniamo che si dovrebbe allargare un po' il cerchio delle responsabilità», attacca il professor Bruno Neri del collegio peritale del Codacons prima dell'udienza: «Le risposte dei periti ai quesiti del gip si limitano a ricostruire la dinamica dell'incidente fino all'affondamento della nave, ma trascurano quelle che potrebbero essere le cause della perdita di vite umane». Il riferimento riguarda il funzionamento della strumentazione di bordo, a quanto pare non del tutto efficiente. A cominciare dalle mappe imprecise, per finire al funzionamento delle scatole nere. E poi la reazione dell'unita di sicurezza della Costa-Carnival. Per i lòegali dei naufraghi anche costa avrebbe le proprie responsabilità.
Ieri si doveva svolgere l'incidente probatorio sulla memoria computerizzata della «Concordia». Una carta giocata dalla difesa. Sembra che il timoniere, un indonesiano, abbia sbagliato per ben due volte a eseguire gli ordini di Schettino. Lui gli diceva di virare da una parte, l'altro sarebbe andato dall'altra. Una difesa tutto sommato prevista. Ma anche un attacco. «Dalla perizia si evincono una serie di responsabilità non in capo al comandante», dichiara soddisfatto uno dei suoi legali. Peccato che il gip Montesarchio abbia respinto la richiesta dell'avvocato Bruno Leporatti di inserire anche il timoniere indonesiano della Costa nell'incidente probatorio spiegando che lui non risulta indagato. Eppure la figura del timoniere sarebbe emersa dalla maxi perizia e, secondo quanto risulta sarebbe proprio lui il decimo indagato dell'inchiesta da parte della procura di Grosseto.
Capitan Schettino contrattacca. Si sente vittima sacrificale in questo processo, chiede addirittura i danni a Costa per il licenziamento. Si gioca allo scaricabarile: Marco De Luca, avvocato di Costa crociere ribadisce che, secondo la società, il comandante Schettino «non è stato tempestivo nelle comunicazioni con l'unità di crisi».
Aggiungendo : «Le nuove conclusioni dei periti dicono chiaramente che l'unità di crisi non ha avuto la possibilità di fornire ausilio perché l'allagamento della nave stava avvenendo troppo in fretta». E inoltre, aggiunge, «evidenziano che la Costa ha fornito tutta l'assistenza necessaria ai passeggeri nel momento dello sbarco a terra».
È solo l'inizio.
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