MilanoNeanche il tempo che la campagna elettorale sia ufficialmente aperta: e già la battaglia politica fa irruzione sulla scena del processo in corso a Milano a carico di Silvio Berlusconi per il Rubygate. Il clima tutto sommato disteso regnato finora nelle udienze viene spazzato via di colpo ieri mattina, in seguito al mancato arrivo in aula di Karima el Mahroug, alias Ruby, ovvero la presunta vittima di Berlusconi, citata come testimone a difesa. Ilda Boccassini, procuratore aggiunto, accusa senza mezzi termini i difensori del Cavaliere di tirare in lungo il processo per scavallare la campagna elettorale. Niccolò Ghedini risponde brusco accusando il pubblico ministero di ingiuriare e diffamare. Il giudice Giulia Turri dà ragione a Ghedini. Ma intanto il fair play è andato a farsi benedire, e quella di ieri è solo un'anticipazione delle battaglie che scoppieranno in aula quando inevitabilmente il destino processuale di Berlusconi si accavallerà con il suo destino politico.
Sullo sfondo rimane una domanda senza risposta: che fine ha fatto Ruby? Come è possibile che sul più bello del processo che porta il suo nome, alla vigilia del suo interrogatorio, la protagonista di questo caso svanisca nel nulla insieme al suo compagno, staccando i cellulari e lasciando all'avvocato di fiducia il compito di spiegare ai giudici «non so assolutamente dove sia e non so quando tornerà»? La Procura sembra sospettare che si tratti di una sparizione di comodo: non tanto per paura di quel che possa dire Ruby in aula, perché la Boccassini è già rassegnata a non cavare niente di utile dall'interrogatorio della ragazza, tanto che ha rinunciato a sentirla come testimone d'accusa; quanto per allungare i tempi, e impedire che la sentenza piombi su Berlusconi in piena campagna elettorale. Sospetti che Ghedini e Longo respingono sdegnati.
Non che la sparizione di Ruby colga di sorpresa: il 4 dicembre l'avvocato della ragazza aveva avvisato Ghedini, che aveva girato la segnalazione alla magistratura. Qualche articolo di giornale aveva dato Ruby in America, spiegando che non sarebbe tornata prima di Natale. Ieri, in aula, gli avvocati si limitano a confermare che Ruby non è più reperibile, ma dicono di non sapere né dove sia né fino a quando. Ed ecco che prende la parola Ilda Boccassini. «Conosco le strategie difensive perché ho da tempi contatto con la difesa dell'imputato Berlusconi. Ed è chiaro che c'è una dilatazione temporale». Ghedini insorge, il giudice Giulia Turri cerca di arginare la Boccassini, ma il procuratore aggiunto rincara la dose: «L'assenza di oggi non è stata documentata, mi si consenta di non credere a quello che ci viene prospettato in udienza, questo va interpretato come voler dilatare i tempi del processo per arrivare alla campagna elettorale». Ghedini e Longo si alzano di scatto, «questo è diffamatorio e ingiurioso, di quale campagna elettorale stiamo parlando?».
Va a finire che Ilda Boccassini chiede che la testimonianza di Ruby venga cancellata dal processo, e che il giudice Giulia Turri - visto che si tratta di una deposizione «non superflua e non irrilevante» - rinvia l'udienza a lunedì, ordinando nel frattempo alla polizia di mettersi alla ricerca della fanciulla. «Siamo entrati in campagna elettorale - dice Ghedini uscendo dall'aula - e la Procura vuole arrivare a tutti i costi ad una sentenza prima delle elezioni».
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