RomaNiente da fare per Antonio Ingroia: voleva portare la sua Rivoluzione civile in Sicilia come Grande Esattore, ma dovrà andare a lavorare nel piccolo tribunale di Aosta.
Il Csm è stato inflessibile e la terza Commissione ieri mattina ha negato all'unanimità l'autorizzazione all'ex procuratore aggiunto di Palermo: non potrà diventare presidente di Riscossione Sicilia, società che incassa i tributi, su invito del governatore Rosario Crocetta.
Nel pomeriggio il plenum dell'organo di autogoverno delle toghe ha discusso sulla destinazione, già indicata dalla commissione: se Ingroia vuole rientrare in magistratura dovrà farlo tra gli stambecchi della Valle d'Aosta, unico collegio in cui non si è candidato. Secondo le regole dovrebbe fare il giudice, ma l'unico posto vuoto è in Procura e solo di questo si discute ancora. Un nodo che oggi sarà sciolto dal plenum.
Il trasferimento gli impedirà per 3 anni di richiedere nuovi incarichi esterni. Per fare dell'altro, insomma, dovrà dimettersi. «Per noi l'incarico è ancora suo - avverte Crocetta - e la scelta rimane tutta di Ingroia».
Sul no del Csm hanno pesato, come aveva anticipato Il Giornale, tre casi analoghi in cui il Consiglio si era già espresso negativamente. «Non c'erano le condizioni - spiega il relatore in Commissione, Bartolomeo Romano (laico Pdl) - sia per i precedenti, sia perché non c'è interesse dell'amministrazione della giustizia a far svolgere quest'incarico a un magistrato. Questo caso è stato trattato esattamente come tutti gli altri».
Il presupposto per concedere l'aspettativa è, infatti, che l'esperienza comporti un arricchimento professionale dell'interessato. E che valore aggiunto poteva portare alla magistratura il ruolo di esattore di Ingroia nella stessa isola in cui ha fatto per anni l'inquirente e poi si è candidato?
La scelta del Csm è stata dunque in linea con gli altri casi. Quello del 2010, con cui è stata respinta la richiesta di Sergio Casarella, che voleva guidare la direzione del personale dell'Agenzia delle entrate. Quello del gennaio 2013, con il no a Maria Cristina Motta, che ambiva alla direzione amministrativa della Asl 20 di Verona. E quello del 2009, ancora un rifiuto per Salvatore Cirignotta, puntava al ruolo di direttore generale della Asl di Palermo.
Ignorando questo consolidato orientamento negativo, il leader di Rivoluzione civile diventata Azione civile forse per far dimenticare la sonora bocciatura alle elezioni, ha sfidato Palazzo de' Marescialli con la doppia domanda di un nuovo collocamento fuori ruolo e dell'aspettativa.
La tempistica e i modi hanno fatto indispettire più d'uno al Csm, visto che l'autorizzazione al fuori ruolo elettorale di Ingroia è scaduta l'11 marzo scorso e la sua richiesta è arrivata solo il giorno prima del plenum che doveva esaminare il trasferimento ad Aosta.
Inoltre, l'ex pm ha fatto una doppia richiesta, pur sapendo che per quest'incarico poteva ambire solo all'aspettativa, che non è un diritto. Non certo ad una terza autorizzazione al fuori ruolo (che garantisce stipendio, posto di lavoro e progressione in carriera), dopo quella per l'incarico-lampo dell'Onu in Guatemala e quella per le elezioni. Per non parlare del fatto che mancava il visto del Guardasigilli su questa domanda.
«Non conosco le motivazioni del Csm - dice Ingroia, a denti stretti - e non commento». È chiaro che il Csm gli ha rotto le uova nel paniere e che sperava in un trattamento diverso da quello riservato ai suoi meno noti colleghi.
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