
Domani si terrà da remoto la direzionale nazionale del Partito Democratico convocata in tutta e fretta e furia dalla segretaria Elly Schlein. Il fatto di averla organizzata in modalità "smartworking" potrebbe essere stata dettata una scelta logistica, considerato anche che ci troviamo nel pieno della stagione estiva. Tuttavia ci sono alcuni indizi che farebbero sospettare che, più che il solleone, abbia influito maggiormente il clima infuocato da scandali, bracci di ferro e litigi interni con gli alleati di centrosinistre che ha spinto il Nazareno di evitare il faccia a faccia coi propri dirigenti nazionali.
Il tutto può essere riassunto in un laconico "mah", espresso da un deputato dem e raccolto dal Foglio, e da un post su X pubblicato dal senatore del Pd Filippo Sensi: "Non faccio parte della direzione del mio partito, leggo di un appuntamento online con una agenda assai ristretta, e tuttavia credo che ogni occasione persa di confrontarsi e ragionare insieme su quello che siamo, quello che dovremmo e vogliamo essere sia una diminuzione". Reazioni che svelano quali siano le perplessità sul fatto che in un momento del genere si scelga una procedura di confronto per sua natura più sfuggente della presenza.
In queste settimane infuocate (e non solo dal punto di vista climatico) pesa soprattutto la situazione delle elezioni regionali: le Marche, con l'avviso di garanzia ricevuto da Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro, ora parlamentare europeo e candidato governatore, e il successivo vaglio di Giuseppe Conte. E poi c'è la Campania, con l'attacco ad alzo zero di Vincenzo De Luca a Roberto Fico e le fibrillazioni in Puglia per Antonio Decaro; senza dimenticare la Toscana, con la ricandidatura di Eugenio Giani ancora in stand by. Veti e contro-veti che stanno riguardando quattro delle cinque regioni dove si elegge direttamente il presidente che torneranno al voto tra la fine del 2025 e l'inizio del 2026.
Insomma: sembra proprio che non esista posto della penisola che non regali grane a Largo del Nazareno. Tranne in un un territorio, quello dove forse la sfida non è contendibile: il Veneto.
Con un centrodestra molto forte in quella regione - a prescindere da chi verrà rappresentato - il campo largo è riuscito a trovare un accordo sul nome dell'avvocato trevigiano ed ex sindaco Giovanni Manildo, destinato alla sconfitta. Per il resto Schlein e il Partito Democratico hanno problemi disseminati in tutta Italia: il mese di agosto che si sta per aprire è destinato a essere molto rovente per la segretaria nazionale.