MilanoUno dopo l'altro, in fila disciplinata. Il luogo dei desideri è l'ufficio protocollo, dove i consiglieri regionali della Lombardia hanno formalizzato le dimissioni. Settantaquattro su ottanta hanno firmato l'addio, provocando nei fatti lo scioglimento del consiglio. Sedici gli indagati, un assessore arrestato con l'accusa di aver comprato voti dalla 'ndrangheta. «Ma non chiamateci consiglio di ladri, siamo anche tante persone perbene e siamo noi a dimetterci» si lamentavano nel loro ultimo giorno di incarico pieno in aula.
Una procedura guidata dal presidente della Regione, Roberto Formigoni, che dopo un lungo braccio di ferro con la Lega ha imposto la sua linea delle dimissioni immediate insieme all'approvazione della nuova legge elettorale, così da condurre la Lombardia al voto prima possibile. Senza avventurarsi in una campagna elettorale lunga e paralizzante. E senza il listino bloccato che ha portato in consiglio Nicole Minetti e tante polemiche.
«Votare il 16 dicembre sarebbe una sferzata di energia» commenta Formigoni, soddisfatto di essere almeno riuscito a pilotare la crisi. «Credo che passate le feste di Capodanno ogni settimana sia buona per andare alle urne» osserva Ignazio La Russa. I consiglieri del Pdl, dopo qualche dubbio, si sono ritrovati uniti e decisi a chiudere bottega.
La Lega invece si è opposta fino all'ultimo allo scioglimento del consiglio, perché puntava al voto ad aprile 2013, insieme alle politiche, come richiesto da Roberto Maroni. Ma alla fine della giornata si è dovuta arrendere. E si sono dimessi anche i venti consiglieri leghisti, che si erano ritrovati a recitare la sgradevole parte di chi è attaccato alla poltrona e per difenderla ricorre anche all'ostruzionismo.
A questo punto scattano le procedure per le elezioni. Formigoni assicura di aver parlato con il prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, che il limite massimo per andare al voto sarebbe il 27 gennaio, e che la prossima settimana avrà un incontro con il governo sul tema. Ieri il consiglio dei ministri ha invitato la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, a fissare al più presto la data delle elezioni amministrative. Si parla di un giorno tra gennaio e febbraio, ipotesi molto vicina a quella che circola per la Lombardia. L'orientamento del governo per le elezioni in tempi rapidi sembra accantonare l'election day, ovvero l'accorpamento nello stesso giorno delle elezioni politiche e regionali. Non è escluso invece che Lombardia e Lazio possano votare nello stesso giorno.
In Lombardia i rapporti tra Formigoni e la Lega continuano ad essere tesi. Il presidente della Regione non ha perdonato al segretario, Roberto Maroni, di avergli concesso una fiducia a tempo solo fino ad aprile 2013 (invece che per concludere il mandato nel 2015), per poi proporsi lui stesso come successore alla guida della Regione. E la Lega è stata costretta ad accettare i tempi dettati da Formigoni. Cerca una rivincita il segretario lombardo, Matteo Salvini, protagonista di tanti battichecchi su Twitter (e non solo) con il governatore: «L'era Formigoni è chiusa. Parleremo con tutti, non con Formigoni».
Ma il presidente della Lombardia sembra deciso a rimanere in campo. Prima di tutto nella campagna elettorale per le regionali, che gli darà l'occasione di valutare la sua forza dopo vicende che ne hanno messo l'immagine a dura prova.
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