Se le italiane riscoprono il lavoro di colf

E uno non sa se sia solo la crisi o qualcos'altro. Però quando legge alcuni numeri riflette. Il numero in questione, stavolta è il seguente: il più 20 per cento di donne italiane che hanno deciso di fare le collaboratrici domestiche. Cioè, dopo anni nei quali il ruolo di colf o di badante era stato sempre più appannaggio delle donne immigrate, quest'anno si cambia. Secondo quanto emerge da dati Inps, infatti, nel 2008 le domestiche e badanti di nazionalità italiana erano 119.936, cresciute negli anni della crisi fino a 134.037 nel 2009, 137.806 nel 2010 e 143.207 nel 2011 (23.000 in più in tre anni, circa il 20%).
Lavano, stirano, spolverano, si prendono cura della casa. Altrui. Non eravamo più abituati, almeno nelle grandi città: pensavamo che ormai la tendenza fosse irreversibile. Invece tutto cambia, anche più in fretta di quanto si possa immaginare. E si cambia anche tornando al passato: invece di uscire di casa, le donne ci tornano. E per fare un lavoro per molto tempo considerato talmente umiliante da non essere preso in considerazione. Perché fare in casa d'altri quello che non si vorrebbe fare neanche a casa propria? La crisi ha cambiato la vita di molte persone.

E quel mestiere umile è improvvisamente diventato una possibilità: si sta in casa,
al caldo, si può vivere in un ambiente confortevole. La colf (o il colf), così come la tata, la badante, sono figure preziose per ciascuna famiglia. E probabilmente ora che le italiane hanno ripreso a farle, sarà considerato un po' meno umiliante.

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