Senza la Lega, il Pdl non va da nessuna parte. Ma senza un accordo con il Pdl, il Carroccio rischia di fare soltanto il gioco della sinistra. Parola di Roberto D'Alimonte, costituzionalista dell'università Luiss ed esperto di sistemi elettorali che ieri sul Sole24Ore ha fatto i conti dimostrando che i padani sono indispensabili per ipotizzare una qualsiasi alternativa alla coppia Bersani-Vendola che parte favorita. E tutto grazie al «Porcellum», il sistema elettorale che la sinistra ha contestato a parole ma blindato nei fatti respingendo ogni proposta di riforma.
Il ragionamento di D'Alimonte intreccia percentuali di voto e seggi parlamentari. Sulla Camera il discorso sembra chiuso: a una delle coalizioni basta un voto in più per ottenere il premio di maggioranza, cioè il 55 per cento degli scranni di Montecitorio. L'alleanza Pd-Sel, data al 35 per cento, sembra irraggiungibile: soltanto un accordo con la Lega consentirebbe a Berlusconi di condurre una campagna elettorale «stile 2006» che lo portò a sfiorare una clamorosa rimonta. E neppure per Mario Monti, ammesso che decida di scendere in campo e federare l'intero Pdl con la frastagliata area centrista, sarebbe così facile arrivare al 35 per cento di cui è accreditato il centrosinistra.
Discorso diverso per il Senato, dove il premio di maggioranza è distribuito regione per regione. E in certe aree del Paese il centrodestra ha concrete possibilità di affermarsi: Sicilia, Lombardia, Veneto. Perdendo in Sicilia e vincendo nel resto d'Italia, Pd e Sel avrebbero comunque tra 166 e 170 seggi a Palazzo Madama su una maggioranza di 158. Se alla Sicilia si aggiungono le grandi regioni del Nord, la situazione si ribalta: la maggioranza dei senatori sarebbe appannaggio del centrodestra.
Ma tale successo è possibile soltanto se Pdl e Lega trovano un accordo. A quel punto, alla sinistra non resterebbe che tentare di stringere un patto di governo con i centristi. Se invece l'accordo tra Pdl e Lega saltasse definitivamente, toccherà all'eventuale «partito di Monti» tentare di raggiungere i voti necessari per imporsi nelle tre regioni-chiave. Il risultato è a oggi imprevedibile. Ma con le incognite rappresentate da Grillo e Carroccio, potrebbe essere proprio Maroni a far vincere Bersani.
D'Alimonte attribuisce ai «veneti della Lega» la paternità di aver affossato l'accordo che Berlusconi credeva di avere trovato con i lombardi.
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