Il taser, il marocchino e l'amara verità dietro questa foto

Il paradosso di quel video, drammatico, di un marocchino 27enne che prende a forbiciate i passanti a Bologna e viene fermato dai carabinieri

Il taser, il marocchino e l'amara verità dietro questa foto
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Sapete qual è il paradosso di quel video, drammatico, di un marocchino 27enne che prende a forbiciate i passanti a Bologna e viene fermato dai carabinieri? No, non solo il fatto che il comitato “Bolognina Antifascista” se la sia presa coi militari per l’uso del Taser. E neppure per le ovvie polemiche che ne sono scaturite, con la destra che accusa il sindaco di aver fallito nel progetto di integrazione e la sinistra che accusa il governo di non fare abbastanza per la sicurezza in città.

Qui il problema è un altro. Il problema è che il soggetto in questione è dal 2021 che ha a che fare con le forze dell’ordine: spaccio di droga, immigrazione clandestina, reati contro la persona. Una volta, scrive il Carlino, avrebbe aggredito la donna e la figlia di cui era ospite. Poi lo hanno trovato in possesso di droga. Hanno constatato che era irregolare. Lo hanno portato al centro di rimpatrio di Ponte Galeria dove è rimasto per qualche tempo e infine liberato. Non ha mai ottenuto la protezione internazionale o l’asilo. È irregolare. Ma intanto fa in tempo ad accumulare altre denunce in pochi mesi: prima lo trovano all’interno di una cantina, ovviamente non sua, fino al drammatico episodio di domenica.

Il sindaco di Bologna, Matteo Lepere, ha detto: “I cittadini vedono che le persone che commettono reati vengono arrestate e poi vengono rilasciate dopo mezza giornata o chi deve essere espulso che non viene espulso”. Verissimo, per una volta. E si dirà che se non siamo riusciti ad espellerlo è colpa nostra, o del ministero, o del Marocco che non lo riconosce come suo cittadino. Di chi volete voi.

Ma se è così complicato tenere dietro le sbarre chi commette così tanti crimini (toc toc, giudici?), se espellerli è difficilissimo, allora il problema va risolto alla radice. Cioè a monte: ovvero impedendo che chi non ne ha diritto approdi sul territorio italiano. In questo modo non solo si riducono i morti in mare (meno ne partono, meno muoiono) ma crolla inesorabilmente anche il rischio di marginalizzazione, di degrado, quindi di violenza e reati.

È troppo facile dire: accogliamo tutti, e poi lamentarsi degli effetti che scaturiscono dall'immigrazione incontrollata o prendersela con le mancate espulsioni.

Non ci sarebbe bisogno di cacciarne così tanti, se in passato non avessimo predicato porte aperte a chiunque. Ci fosse scappato il morto, chi lo spiegava poi ai familiari che quel 27enne non sarebbe dovuto essere qui?

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