Sullo schermo del telefonino non c'è Mike che ti urla «Allegria», non si vincono ricchi premi e, ahimè, nemmeno la valletta discinta che ti consegna il premio. Al massimo ci si può consolare con la riproduzione del suono degli applausi. Tolto il contorno però, il fascino immortale dei quiz che hanno fatto grande la tv (le trasmissioni Rai e Lascia o raddoppia hanno la stessa data di nascita) sopravvive ai suoi eroi storici, da Bongiorno a Corrado. Anzi, si è regalata una nuova giovinezza grazie alla tecnologia. Tablet e smartphone sembrerebbero quanto di più lontano dalla signora Longari e dai rumorosi pulsantoni alla Il pranzo è servito. E invece.
Invece mezzo mondo scarica sui propri apparecchi i software che riproducono successi ancora attuali come il «Milionario» di Gerry Scotti o «Sarabanda» di Enrico Papi. Le «app», cioè i giochini per iPhone e simili, fanno tutto: pongono la domanda, valutano la risposta, assegnano un punteggio e stilano una classifica mondiale. La fruizione però è tutta un'altra storia, rispetto ai tempi di Rischiatutto: non ci si siede tutti insieme in tinello, non c'è l'appuntamento fisso col quiz del giovedì sera, si gioca quando e dove si ha voglia e più spesso la gara a chi ne sa di più non si gioca in famiglia ma con coetani e co-appassionati di tutto il mondo che giocano on line.
Il risultato è un successo universale: capita di vederli in ufficio o in metropolitana i neo-quizzomani. Li riconosci dallo sguardo interrogativo fisso sul display, ma senza che le mani si muovano nervosamente su schermi e tastiere, come invece accade a chi manda sms o gioca con videogame spara-spara che imperversano anche su iPhone e telefonini vari.
Che cos'è il cliccatissimo SongPop se non una versione rivista e internettiana del Musichiere? Il gioco ti propone l'inizio di un brano e cinque possibili titoli tra cui scegliere: basta toccare sullo schermo il titolo prescelto per provare a indovinare. Si possono sfidare gli amici di Facebook o anche dei perfetti sconosciuti, scegliendo i generi musicali, dagli anni 80 alla musica classica. Alla fine della settimana si vede chi ne ha azzeccate di più. Immancabili anche i quiz sul calcio, che ti bombardano di domande sulla formazione del Grande Toro, le varie versioni di Paroliamo e Scarabeo e perfino una versione (qui davvero troppo solipsistica per essere davvero divertente) di Trivial Pursuit.
E i premi? Nessuno, solo la soddisfazione di umiliare l'avversario indovinando il titolo di quel pezzo dei Righeira uscito solo sul lato B del 45 giri di Vamos a la playa o la capitale del Benin.
È la prova che sì, vincere premi a sei zeri stimola, ma in fondo il vero piacere è sbattere in faccia agli altri la propria supremazia. E pazienza se è solo nozionismo. Fa nulla se la gara non è faccia a faccia ma con anonimi identificati solo da ridicoli soprannomi. Si vede che fare i sapientoni è un istinto primario dell'homo technologicus. La vera pecca casomai è che non c'è un pubblico da stupire.
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