di Stefano Zecchi
L'Invalsi è un sistema nazionale di rilevamento del livelli di preparazione scolastica dei nostri studenti. Molto criticato quando venne introdotto, oggi invece ci dice che questo sistema di valutazione è coerente e in linea con quelli internazionali.
Dunque, archiviate le polemiche, guardiamo cosa ci dicono i due modelli d'indagine internazionale Pirls e Timss presentati ieri: buone notizie per i nostri studenti e anche per i nostri professori.
Si riscontra un deciso miglioramento nello studio della matematica a partire dalla scuola media: il punteggio passa da 480 nel 2007 a 498 nel 2011. Se si migliora in matematica, si arretra un po' nella comprensione della lettura che generalmente era un punto di forza dei nostri studenti.
I bambini di IV elementare mostrano invece maggiore preparazione nella lettura rispetto allo studio della matematica che, tuttavia, come ha sottolineato il sottosegretario all'istruzione Eva Ugolini, «raggiungono per quella disciplina un punteggio decisamente superiore alla media internazionale».
Sempre il sottosegretario ha voluto sottolineare che le debolezze nella lettura possono dipendere da «una didattica ancora troppo nozionistica».
Il dato preoccupante riguarda gli studenti del Sud che presentano un ritardo, a livello nazionale e internazionale, già in quarta primaria, e la forbice si amplia con il procedere degli studi.
Se vogliamo mettere tutti i numeri del rilevamento sul piatto della bilancia, ci accorgiamo che il segno è assolutamente positivo, sia per quanto concerne i progressi raggiunti negli ultimi anni, sia se si effettua un raffronto tra il livello dei nostri studenti e quelli stranieri.
Lentamente, progressivamente la scuola italiana migliora, anche se vengono riscontrate differenze significative tra Nord e Sud: un fatto, del resto, che non sorprende. Semmai sorprende la qualità competitiva del nostro insegnamento: per esempio, nello studio della matematica, che troppo spesso appare ancora (oggi possiamo dire ingiustamente) un'inguaribile cenerentola culturale.
Sappiamo che in questi ultimi tempi gli insegnanti sono stati protagonisti di proteste contro decisioni governative che avrebbero appesantito il loro orario di lavoro.
La questione non è il loro «monte ore», quasi fossero operai di fabbrica, ma la possibilità di esprimere nel modo migliore l'insegnamento, un lavoro estremamente delicato, la cui importanza (vorrei sbagliarmi) è socialmente sottovalutata. Il che è paradossalmente incomprensibile, quando oggi i giovani sembrano rappresentare agli occhi di tutti la salvezza dell'Italia. Ma i giovani non sono affatto una garanzia di innovazione se sono dei somari per di più lavativi.
Fare delle distinzioni nel mondo giovanile, significa guardare quello che i ragazzi hanno imparato: dalla famiglia e dalla scuola, le due istituzioni fondamentali nello sviluppo di una società. Spesso gli insegnanti si trovano a supplire i genitori, in un ruolo che non può e non deve essere il loro. Spesso gli insegnanti si trovano a raddrizzare il cammino dell'educazione famigliare. Da qualsiasi lato si guardi il loro lavoro, si osservano difficoltà per nulla semplici da affrontare.
Ma i risultati sono buoni, considerando i dati statistici degli «Invalsi internazionali»: vorrei dire quasi miracolosi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.