L'attentato subito da Sigfrido Ranucci è intollerabile e su questo la politica italiana e, in generale, l'Italia si sono trovati concordi. Al giornalista è stata recapitata la solidarietà bipartisan ed è stato ribadito a gran voce che la libertà di stampa in Italia è sacra. Partendo da questi capisaldi inviolabili, però, la stampa può anche essere criticata, qualunque sia il suo editore o dovunque vada la sua voce. Ma sembra che in Italia ci sia una stampa che merita di essere più libera, e quindi più tutelata, di un'altra. Lo ha spiegato bene il direttore de Il Tempo, Tommaso Cerno, intervenendo a Lo Stato delle Cose, nella puntata andata in onda lunedì sera su Rai Tre. Dialogando con il conduttore Massimo Giletti e con Carlo Calenda, il giornalista ha commentato le parole del conduttore di Report nel corso della presentazione del libro "Genocidio" di Rula Jebreal a Montecitorio.
"Parlando di informazione, bisognerebbe avere la coscienza e la mappatura di quello che sta accadendo in questo momento: noi abbiamo editori omologati, editori politicizzati, addirittura un senatore, che è uno dei più assenteisti della storia d'Italia, gestisce giornali che usa come un manganello. Anche oggi tre-quattro articoli contro di me e dopo tutta questa solidarietà sono contento, mi stavo annoiando, sono tornato a come stavo prima.. Anche perché è una solidarietà ipocrita, non nascondiamolo", ha dichiarato Ranucci, aggiungendo che "hanno ricominciato a delegittimare Report".
Il tema della libertà di stampa, ha sottolineato Cerno, "è usato da un pezzo della stampa per scrivere quello che vogliono". Ora, "finito il momento della grande solidarietà, Ranucci ha attaccato i nostri giornali, e il mio editore, perché abbiamo scritto degli articoli che in maniera documentata contestano alcuni aspetti delle sue inchieste. Per cui ha affermato che la libertà di stampa, quando la fa lui come quando la fa Repubblica, è libertà. Quando la fanno gli altri è fascismo, è amichettismo, è manganello: ha usato il termine manganello". A quel punto Giletti è intervenuto sottolineando che Ranucci non era presente per difendersi, ma il direttore ha replicato che "non ha bisogno di difendersi: è andato in parlamento a dire queste parole, sostenendo la tesi che sostiene Calenda. Ossia, che in questo Paese se sei di sinistra la libertà è sacra e ce l'hai tu e basta. Repubblica può permettersi di avere un editore che va con Trump dagli arabi e nessuno lo dice e nello stesso tempo scrivere quello che vuole della politica italiana, facendo finta che è l'unica voce libera. Gli altri sono fascisti".