Ieri si è aperto uno spiraglio di luce. La procura generale di Milano ha dato parere favorevole all'affidamento in prova di Silvio Berlusconi ai servizi sociali, scartando l'ipotesi di relegarlo agli arresti domiciliari nel bel mezzo di una difficile campagna elettorale. Per una volta ha vinto il buonsenso e c'è da augurarsi che il tribunale di sorveglianza confermi, di qui a pochi giorni, questa ipotesi.
La novità è che l'imputato Silvio Berlusconi è stato trattato come un cittadino qualsiasi. Non c'era infatti nessun motivo per forzare la mano e aggiungere pena a pena. È prassi consolidata per questo tipo di sconto di condanna (meno di un anno) e di età dell'interessato, concedere affidamenti blandi.
Siamo quindi a un passo dal girare un'altra pagina della tormentata e ventennale storia tra magistratura e Berlusconi. E, forse, a un passo dal ripristino di minime garanzie per la democrazia. Se, come pare e come potrebbe essere, Berlusconi manterrà una certa agibilità personale e quindi politica, ne trarranno tutti solo vantaggi. Dalla magistratura stessa, che evita di macchiarsi di un'anomalia senza precedenti, agli avversari politici (Renzi e Grillo) che non vedranno inficiato il loro risultato elettorale, qualsiasi sarà, dalla mancanza forzosa del maggior competitore.
Anche Forza Italia può guardare al futuro con più serenità. I numeri dicono che è ancora in corsa e siccome è noto che storicamente i sondaggi pre-elettorali la sottostimano rispetto al risultato nelle urne, c'è solo da rimboccarsi le maniche e mettere da parte le inevitabili tensioni che caratterizzano i giorni della compilazione delle liste. Giorni nei quali, è evidente, non tutte le ambizioni e le aspettative personali possono essere soddisfatte.
Ps. Iniziamo l'avvicinamento a un nostro importante compleanno. Il 25 giugno cadono i quarant'anni dal giorno in cui Indro Montanelli mandò per la prima volta in edicola Il Giornale.
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