Serve una svolta presidenziale

È un dato di fatto che, a fronte di un vuoto di potere senza precedenti nella storia repubblicana in cui la classe politica si è rivelata incapace sia di esprimere un governo sia di concordare un presidente della Repubblica, i naufraghi della partitocrazia sono ricorsi a Napolitano come estrema àncora di salvezza dello Stato

Giorgio Napolitano è il salvatore della Patria? È un dato di fatto che, a fronte di un vuoto di potere senza precedenti nella storia repubblicana in cui la classe politica si è rivelata incapace sia di esprimere un governo sia di concordare un presidente della Repubblica, i naufraghi della partitocrazia sono ricorsi a Napolitano come estrema àncora di salvezza dello Stato.

Ma è anche vero che lo stesso Napolitano è corresponsabile di questo degrado politico perché, a partire da quando nel novembre 2011 decise di far cadere senza neppure un voto di sfiducia Berlusconi da capo di governo democraticamente eletto imponendo Monti, il rappresentante dei poteri finanziari forti, privo di qualsiasi investitura popolare, egli ha sia accelerato l'implosione della partitocrazia sia affermato di fatto una Repubblica presidenziale. Sostanzialmente Napolitano, consapevolmente o no, ha creato le condizioni affinché la crisi non potesse essere gestita diversamente.

A questo punto Napolitano, se non vorrà essere ricordato dalla storia solo per aver sostenuto gli interessi della Banca centrale europea, della Goldman Sachs e del Gruppo Bilderberg, nonché per aver stravolto la Costituzione affermando di fatto una Repubblica presidenziale in modo del tutto arbitrario essendo stato lui designato da un Parlamento i cui membri sono anch'essi designati, ora ha un'opportunità storica di sanare l'arbitrio costituzionale promuovendo una Repubblica presidenziale in cui il capo dello Stato sia eletto direttamente dagli italiani. E a nostro avviso, proprio in considerazione della natura strutturale della crisi finanziaria, economica, politica e sociale, è bene che il capo dello Stato sia contemporaneamente il capo del governo. Ciò da un lato renderebbe lo Stato più forte e autorevole essendo il Presidente depositario di un'investitura popolare agevolando la governabilità, dall'altro consentirebbe allo Stato di essere meno oneroso e invasivo interfacciandosi direttamente con un federalismo dei Comuni autonomi sul piano della gestione delle risorse e dell'amministrazione della comunità locale.

Prendiamo atto che da questa crisi che registra la presenza di sei milioni di italiani ridotti alla fame e la morte di mille imprese al giorno, non si potrà uscire senza un governo forte capace di riformare dalle fondamenta un modello di Stato, di sviluppo e di società che sono palesemente falliti.

La finanza speculativa globalizzata ci ha imposto Monti, così come ha tentato di imporci Prodi e vorrebbe imporci Amato, i responsabili del crimine epocale della riduzione dell'Italia ricca in italiani poveri svendendo i gioielli dello Stato, sottomettendoci alla schiavitù dell'euro e uccidendo l'economia reale, per completare la spoliazione dell'Italia della sovranità monetaria, legislativa, giudiziaria e nazionale nel nome della dittatura europea.

Dal canto suo il comico spregiudicato, demagogo e lestofante Grillo ci prospetta una dittatura informatica, che è speculare e complementare alla dittatura finanziaria, con un nuovo ordine mondiale gestito dal dio internet, dopo aver eliminato tutti i partiti e monopolizzato il 100% del potere.

Di tutto ciò, volente o nolente, Napolitano è corresponsabile. Ebbene, a 88 anni si trova nella posizione eccezionalissima di un presidente con pieni poteri conferitogli da un Parlamento che ha ammesso il proprio fallimento. È evidente che se si andasse a votare con questa legge elettorale l'Italia precipiterebbe ancor più nel caos. Così come non sarebbe sufficiente superare il bicameralismo perfetto come proposto dai cosiddetti 10 Saggi.

Napolitano potrà riscattarsi promuovendo la Repubblica presidenziale concepita come architrave di una scelta di fondo che antepone l'interesse degli italiani e dell'Italia affrancandoci dalla dittatura europea, finanziaria e informatica.

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