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"La sfiducia potrà portare al voto. E questo diventerà fattore di stabilità"

"La sfiducia potrà portare al voto. E questo diventerà fattore di stabilità"

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"La sfiducia potrà portare al voto. E questo diventerà fattore di stabilità"

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Il professor Francesco Saverio Marini, ordinario di Diritto Pubblico a Tor Vergata, dove è anche prorettore, ha contribuito a scrivere la «riforma delle riforme», ossia il premierato.

Professore, un lavoro facile o no?

«Beh, non è stato proprio semplice. Lo sforzo è stato quello di fare sintesi tra le diverse sensibilità politiche. E presumo si possa dire che quello è stato il lavoro più complicato».

Un suo collega, il professor Stefano Ceccanti, ha criticato la riforma, sostenendo che sarà il secondo premier ad avere maggiori poteri.

«È vero che il premier subentrante avrà un potere maggiore, ma è anche vero che proprio per questo i parlamentari ci penseranno bene prima di sfiduciare il primo premier. Questo principio che abbiamo inserito contribuisce dunque alla stabilità del governo. Il secondo esecutivo di una legislatura è quello che può mandare gli eletti a casa, per intenderci».

I poteri del capo dello Stato. Vengono messi in discussione oppure no?

«Si è fatto un gran parlare di questa storia secondo cui il premierato ridurrebbe i poteri del capo dello Stato. L'argomento principe è stato: non potrà più indicare il presidente del Consiglio. Ma mi sento di far notare che nella prassi vigente è già così. Sono i gruppi parlamentari che già a costituzione vigente indicano, nella fase delle consultazioni, al presidente della Repubblica il soggetto da incaricare come premier».

Come funziona il vincolo legato al programma?

«Se oggi un partito che siede alla opposizione, decidesse di passare in maggioranza, dovrebbe sposare di fatto il programma della coalizione a cui si è opposto sino a poco prima. Il che avrebbe un peso politico non secondario. Questa parte della normativa si inserisce pienamente nella ratio legis, che è finalizzata a rendere più difficile possibile qualunque ipotesi di ribaltone».

Sarebbe ottimista se anche questa riforma dovesse passare da un referendum?

«Io ci spero, in realtà. E questo perché sono convinto che le riforme costituzionali debbano passare anche dalla volontà dei cittadini, e non solo da quella del Parlamento. Rispetto alle riforme proposte da Berlusconi o Renzi - quelle che avrebbero modificato l'intero sistema ordinamentale - qua si tratta di capire se gli italiani vogliono scegliersi il premier oppure no. Alla fine, il quesito si ridurrebbe a questo punto».

Quale la legge elettorale migliore da associare al premierato?

«Guardi, per ora meno se ne parla e meglio è. Adesso mi auguro venga approvato il premierato. Poi si vedrà. E questo perché la legge elettorale è un tema che può rimarcare le varie differenze di vedute tra tutti i partiti presenti in Parlamento. Mentre sul premierato penso che un'intesa, anche larga, sia fattibile ed augurabile».

Quante possibilità ci sono, con questa legge, che possa di nuovo affacciarsi un governo tecnico?

«Nessuna, è un'eventualità che non esisterebbe più».

Altri effetti positivi del premierato?

«Stabilità dei governi, dunque credibilità internazionale».

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