Sfrontata o geometrica: la pelliccia si fa audace

Sfrontata o geometrica: la pelliccia si fa audace

Daniela Fedi

Dove abita la modernità? È la domanda da porsi nel giorno in cui la sfilata di Fendi viene ripresa dalle telecamere ad alta definizione montate sui droni, gli aeroplanini senza pilota con cui dal 2018 Amazon dovrebbe consegnare i pacchi in mezz'ora. «Exiting» commenta Karl Lagerfeld nel backstage mentre Silvia Venturini Fendi spiega che il titolo della sensazionale collezione per il prossimo autunno inverno è fur escape «perché – dice – la pelliccia ci scappa di mano, è come se fosse più forte di noi». Difficile crederle davanti a modelli incredibili come i pantaloni in visone rasato fino a sembrare velluto nero oppure al pullover fatto da una spirale di castoro, volpe e ancora visone. Restiamo quasi senza fiato davanti all'impeccabile modernità del cappotto in rete tecnica con il disegno mimetico ricostruito dalle applicazioni di pelo colorato. Il cosiddetto camouflage in un'inedita variante geometrica è la bella stampa di stagione dei modelli in tessuto tra cui ricordiamo uno stupendo bomber di loden accessoriato dai giganteschi cappelli pelosi e dalla nuova borsa battezzata By the way per via della zip con coda di coccodrillo in fuga. L'ultima uscita regala un siparietto con Kaiser Karl che sfila accanto alla sua caricatura sotto forma di «Bag Bugs» (i mostriciattoli in pelo da appendere alle borse Fendi) battezzato, manco a dirlo, Carlito. Non prendersi troppo sul serio pur essendo molto bravi, ci sembra un grande sintomo di modernità e il miglior inizio possibile per Jeremy Scott da Moschino. La collezione è una saggia rivisitazione della doppia anima del brand: da un lato sartoriale e classica, dall'altro divertente e irriverente. In più stavolta c'è la capacità di affrontare sorridendo un tema d'importanza cruciale come il cibo-spazzatura. «Trovo il junk food molto più divertente di quello sano» dice lo stilista che per inciso è salutista e vegetariano ma deve avere una gran nostalgia di patatine fritte, hamburger ipercalorici, bevande gassate e dolci pieni di grassi polinsaturi. Li ha infatti riprodotti come personaggi dei cartoon anche sulla collezione di passeggini e articoli per neonato del brand Cybex presentata a Londra un anno fa. Da Moschino fa di più trasportando su un impeccabile tailleur e su una stupenda pelliccia di visone il giallo e il rosso delle insegne di McDonald con un'ammiccante rielaborazione del logo in una via di mezzo tra il cuore e la M. Ci sono le borsette con catenella tipo Chanel a forma di cartoccio delle patatine o di bicchiere da Milk shake, gli abiti da sera con impeccabili forme couture sotto alla stampa del pacchetto dei cereali e poi quello bianco da sposa con stampati i valori nutrizionali. Strepitosa anche la parte dei modelli ispirata dalla serie animata SpongeBob ma soprattutto l'idea di mettere in vendita dieci pezzi subito dopo la sfilata sull'online store e, da oggi, in una decina di boutique del mondo. Insomma fast fashion e pop couture per un grande visionario che sa anche essere molto gentile. Non capita spesso nel malmostoso mondo della moda ma quando capita è stupendo. Per esempio Andrea Incontri ci scalda il cuore con le sue intelligenti e pacate riflessioni su una moda nata dall'idea della velocità e del workwear: tasche dappertutto, stampe ispirate dai circuiti automobilistici, i fiori che spuntano dal cemento come grafica ed elegante applicazione a rilievo su abiti e cappotti dalla grazia architettonica. La strada come metafora della modernità vince e convince mentre l'idea del maschile al femminile che percorre le sfilate di Max Mara e Kristina T ci sembra antica come le piramidi.

In entrambi i casi ci sono raffinati tocchi di oro e luccichii vari sotto a colori scuri, tessuti maschili e capi sovrapposti tra loro: il cappotto sul gilet da Max Mara, le parigine sulle calze da Kristina T di cui però amiamo molto le scarpe dal tacco a rocchetto e un bel caban di tweed rosa. Manca la leggerezza che è la vera forza delle donne moderne.

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