"Si nasce maschi o femmine". La replica della Lega ai fiocchi arcobaleno per la nascita di un bimbo

L'assessore alle Politiche di Genere e Pari Opportunità: "Non gli abbiamo chiesto di decidere se essere maschio o femmina"

"Si nasce maschi o femmine". La replica della Lega ai fiocchi arcobaleno per la nascita di un bimbo
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Le parole dell'assessore alle Politiche di Genere e Pari Opportunità del Comune di Padova, Margherita Colonnello, che alla nascita del figlio ha apposto fiocchi arcobaleno a Palazzo Moroni per dare l'annuncio, stanno destando non poche polemiche. Il gesto dell'esponente del Comune veneto fa seguito a quanto detto lo scorso maggio dal palco del Pride di Padova quando, incinta al sesto mese, aveva dichiarato: "Non ti regalerò né il fiocco rosa né quello azzurro. Ti regalerò un fiocco arcobaleno perché i colori sono tutti bellissimi! E poi sceglierai tu: sarà il rosa, sarà il blu, o il verde, il rosso o il giallo. Spero tu non scelga mai i colori della paura, che non scelga di diventare mai xenofobo o omofoba". Il bimbo, maschietto, è nato lo scorso 14 agosto e si chiama Aronne.

"No, cara Signora. Si nasce maschi o si nasce femmine, e la sua ideologia non potrà mai cancellare queste differenze. Lei è una politica di sinistra e ha deciso di gestire la sua gravidanza come un fatto pubblico. Oggi, con la nascita di suo figlio, ha scelto di portare avanti la sua battaglia politica, strumentalizzando un neonato a fini propagandistici", si legge in una dichiarazione del deputato della Lega Rossano Sasso, capogruppo in commissione Cultura, Scienza e Istruzione. "Auguro a suo figlio ogni bene, soprattutto di crescere in maniera sana ed equilibrata. I bambini sono soggetti fragili, hanno bisogno di certezze, di punti fermi, non di una madre che gli dica che può sentirsi maschio e femmina. Dire che suo figlio si costruirà da solo la propria identità rappresenta la follia ideologica e il fallimento educativo", ha aggiunto l'onorevole.

Anche il consigliere comunale della Lega, Luciano Sandonà, aveva espresso contrarietà per le parole pronunciate dall'assessore Colonnello, ribadendo che "la natura stessa ci fa o uomini o donne, e se al pubblico amministratore padovano non va bene se la può prendere piuttosto solo con Dio. Ma i bambini devono essere lasciati stare. Non le va bene dire a un bimbo che non si sa se è maschio o femmina?". Se l'assessore non avesse reso pubblica questa sua linea di pensiero, portando all'esterno una questione inerente alla sua famiglia, non si sarebbero sollevato polemiche. Ma condividendo questa scelta ha aperto le porte del dibattito pubblico.

In un messaggio condiviso sui social, però, l'assessore accusa chi ha criticato la sua scelta di aver strumentalizzato le sue parole e replica: "Non gli abbiamo chiesto di decidere se essere maschio o femmina. Gli abbiamo promesso, in una società ancora troppo impaurita, che saremo sempre al suo fianco, qualsiasi cosa deciderà per la sua vita e chiunque deciderà di essere. Questo per noi vuol dire amore di genitori.

Speriamo che chi si erge a "difensore della famiglia" possa avere rispetto della nostra tranquillità in giorni così intensi e bellissimi. Giorni che vorremmo trascorrere solo in compagnia di nostro figlio, senza doverci difendere dagli attacchi della destra. Ringraziamo chi ci sta dimostrando solidarietà e sostegno".

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