Istrionico come sempre, il fondatore del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo, ha rilasciato un'intervista a se stesso. Non senza quell'egocentrismo che ne ha caratterizzato l'attività fin dagli esordi come comico, il garante del Movimento, essenza stessa del grillismo, ha affrontato i temi che in questi giorni agitano le fila dei pentastellati. Tra questi, il ruolo di Giuseppe Conte, che proprio Grillo non ha mancato di criticare durante uno dei suoi ultimi spettacoli teatrali.
"Come si fa ad avere un cattivo rapporto? Ci ho provato ma non ci sono riuscito: non si scompone mai, ogni parola si scioglie... Siamo d'accordo, però, che non vogliamo scioglierci anche noi", ha dichiarato con la consueta ironia, ma anche sarcasmo, il garante del Movimento. "Sono d'accordo con tutte le cose che dice. Che poi sono tre. D'altra parte come si fa a non essere d'accordo sul fatto che la guerra, la povertà e le malattie siano cose brutte?", ha proseguito il garante. E richiamando il partito a una responsabilità collettiva, ha aggiunto: "Mi piacerebbe riprendere a fare gli stessi incontri che facevamo con Casaleggio. Quindi non solo con Conte, ma anche chi vuole darci una mano a tracciare la rotta dei prossimi anni. Sono proprio questi incontri che ci hanno portato a diventare la prima forza politica del Paese".
Ma Grillo non si è limitato a questo, perché ha voluto anche dare indicazioni politiche agli eletti del partito, in particolare sul limite del secondo mandato, che tante tensioni sta creando tra le fila degli eletti a ogni livello. Per il fondatore non ci sono dubbi: deve rimanere, perché non è solo "un principio fondativo del movimento, ma è anche un presidio di democrazia fin dai tempi dell’antica Atene. Come ho detto più volte, dovrebbe diventare una legge costituzionale, quantomeno per le cariche più importanti, come peraltro fece il congresso degli Stati Uniti dopo la morte di Roosevelt". Per evitare "il rischio che così si disperdano competenze acquisite nel corso degli anni avevo proposto un’idea di 'staffetta in cui gli uscenti avrebbero percepito un compenso finanziato dagli entranti per assicurare il passaggio di consegne e trasferir loro le competenze acquisite".
Tuttavia, si sono alzate le prime proteste contro quella che viene vista come una interferenza da parte di chi ha fondato il partito. In particolare, è Alessandra Todde, ex vicepresidente del Movimento e presidente della Regione Sardegna, a sollevare la voce contro Grillo. Fedelissima di Conte, a margine della giunta regionale, ha commentato: "Il M5s non è padronale, è una comunità di persone, una classe dirigente che deciderà liberamente cosa fare del proprio futuro. Mi sono stufata di quelli che, quando si vince, la vittoria è di tutti e quando si perde è di uno solo". E ha aggiunto: "Sono stufa di chi in maniera estemporanea adesso propone ricette quando si tratta degli stessi personaggi che non ho visto in campagna elettorale, forse non sono neanche andati a votare.
Io ritengo che si debba fare politica con la p maiuscola, politica matura e soprattutto confrontandosi sui temi e sulla propria identità, questo percorso lo faremo, lo faremo al più presto e lo faremo con il presidente Conte".
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