Milano - L'emergenza pagamenti rischia di dare il colpo di grazia a un settore già provato dalla crisi come il commercio: è l'allarme lanciato del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.
Quanto pesano i pagamenti in ritardo della Pubblica amministrazione per i vostri associati?
«Mi lasci fare una premessa. Questo è un problema drammatico per le imprese e non escludo che una quota delle tante attività che quest'anno hanno chiuso i battenti possa essere un effetto dei ritardi dei pagamenti della Pubblica amministrazione. La sofferenza di tante imprese che vivono di domanda interna dura ormai da anni e, quindi, per queste imprese tale criticità può essere esiziale. Detto questo, considerati i tempi previsti dalle procedure di certificazione, siamo ancora in attesa di un riscontro su quanti dei crediti vantati nei confronti della Pubblica amministrazione si sono effettivamente convertiti in flussi finanziari per le imprese. Bisognerà aspettare il mese prossimo per avere un primo riscontro oggettivo».
Quali sono le aree più critiche?
«Il settore della sanità è senza dubbio quello in cui si registrano le maggiori difficoltà. Le cito solo due dati che mettono bene in luce la gravità del problema: solo per le imprese operanti nel settore della distribuzione dei dispositivi medici l'ammontare dei crediti si aggira intorno ai 7 miliardi l'anno; e anche quando venissero pagate, i tempi sono più che biblici perché queste imprese vedono saldate le loro forniture anche a 210-240 giorni. E pensare che già la media italiana a 180 giorni era da record».
Dove le maggiori sofferenze?
«Il problema è a livello nazionale, ma è evidente che le maggiori sofferenze si registrano nelle regioni sottoposte a piani di rientro dal deficit sanitario. È un problema di non poco conto visto che, fino al 2014, le imprese non potranno attivare in queste regioni le procedure per la certificazione dei propri crediti».
Quali sono le vostre richieste?
«Certamente è stato fatto un passo importante con l'avvio dell'impianto normativo dello scorso luglio. Occorre però recepire, entro l'anno, la Direttiva europea sui tempi di pagamento perché bisogna scongiurare il rischio che lo stock di debiti possa continuare ad aumentare. È una priorità assoluta perché, oltre alla restrizione creditizia, a un livello di pressione fiscale da record e a una tassa della burocrazia di oltre 23 miliardi l'anno, le imprese non possono morire anche a causa di una Pubblica amministrazione che non onora i suoi impegni. E questo è assolutamente inaccettabile».
Presidente Sangalli, allarme rosso, dunque...
«Soprattutto per le imprese del commercio del turismo, dei trasporti e dei servizi che da anni fanno i conti con il crollo della domanda interna, il vero problema strutturale della nostra economia. Archivieremo l'anno in corso con oltre un meno 3,3% per i consumi pro capite, e il 2013 non è certo che sia l'anno della ripresa. Ma queste imprese hanno a che fare anche con una pressione fiscale da record mondiale che raggiunge oltre il 55%, con una burocrazia che pesa come un macigno sui costi di gestione, con l'aumento delle spese fisse, ovvero affitti, utenze, assicurazioni, carburanti che negli ultimi anni sono aumentate. È evidente che in questa situazione il sistema delle imprese che noi rappresentiamo è prossimo al collasso. Di fronte a tale situazione bisogna fare in fretta e non ci sono scorciatoie».
Un collasso da scongiurare, attraverso quali strumenti?
«Bisogna innanzitutto archiviare definitivamente la sciagurata ipotesi dell'aumento dell'Iva e procedere con la spending review, insieme al contrasto e al recupero di evasione fiscale ed elusione, perché questa è la via maestra per ridurre le tasse su imprese e famiglie.
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