Guardatela bene, la scena dell’incontro interrotto all’università Ca’ Foscari. La scena indegna di un drappello di contestatori che toglie il diritto di parola a Emanuele Fiano, ex deputato Pd. Non facciamo finta di cadere dalle nuvole. Ieri questa violenza l’ha subita il presidente della "Sinistra per Israele" - un uomo che crede davvero nello Stato palestinese – ma questo di Venezia non è che l’ultimo episodio di una serie indegna di episodi simili. Stessa dinamica e una costante: chi non deve parlare è un ebreo. Un “sionista” sì, che poi è solo il modo socialmente “presentabile”, di dire la stessa cosa: “sionisti” sono apostrofati gli ebrei, a meno che non rinneghino Israele.
Guardatela bene, quella scena. No, non i volti dei contestatori, non è rilevante l'identità di quei ragazzi. Ormai ce ne sono a decine di migliaia, dopo i mesi dell’ignoranza e dell’odio contro lo Stato ebraico, dopo migliaia di iniziative pigramente definite “per la pace” o “per la Palestina”, e nessuna che abbia mai fatto un passo, o mostrato un cartello, dedicato all’invasione dell’Ucraina. Vi sembrano “pacifisti” o interessati alla sorte dei palestinesi, questi che spadroneggiano e impediscono a un ebreo di sinistra di parlare e intanto legittimano la retorica della “resistenza” di Hamas come lotta partigiana?
Guardate la scena, egregi professori universitari e rettori, dopo che molti di voi hanno rinunciato alla funzione propria degli intellettuali per farsi ridurre a chierici del boicottaggio, del conformismo e della rimozione. Fiano è stato zittito all’università Ca’ Foscari, dove poche settimane fa è stata approvata all’unanimità una mozione che interrompe i rapporti con lo Stato di Israele (non con altri?) e con i singoli ricercatori israeliani – magari quelli che fanno scoperte sul cancro - a meno che non “certifichino” di aver condannato la politica del governo Netanyahu.
In una delle città simbolo dell’ebraismo italiano hanno tolto la parola al figlio di un deportato ad Auschwitz, ma nei mesi scorsi era toccato ad altri, altrove: zittiti o aggrediti verbalmente.
E questi nuovi processi "maoisti" non sono un caso: sono il risultato della narrazione unilaterale, tossica e ossessiva di questi mesi. La narrazione sul “genocidio”, sul sionismo come razzismo, su Israele come stato “malato” e riedizione del nazismo.
Hanno tolto la parola al presidente di un’associazione che fin dal nome si batte per un miraggio di convivenza (“Sinistra per Israele, due popolo due stati”) mentre il Pd diserta la Knesset e manda all’aria le relazioni con i laburisti israeliani, faticosamente costruite da Giorgio Napolitano e altri.
Aprite gli occhi, cari leader di sinistra oggi impegnati a dettare dichiarazioni rituali e ipocrite. È proprio ciò che avete fatto finta di non vedere nelle piazze di questi mesi, le piazze che avete definito “bellissime”, “gioiose”, “colorate”. Sì, le piazze in cui si inneggiava all’Intifada, le piazze dei giganteschi striscioni che esaltavano il 7 ottobre. Avete voltato la testa dall’altra parte. Lo fate da tempo, in realtà, molto prima della guerra di Gaza. Lo avete fatto regolarmente, nei 25 aprile in cui la Brigata ebraica è stata aggredita e presa a sputi.
Ieri Elly Schlein ha telefonato a Fiano, ma non si vedono post, o tweet, o intemerate. Tacciono i 5 Stelle, tace Giuseppe Conte, quello che con un bel video ha chiesto agli ebrei italiani di “dissociarsi da Israele” perché “il silenzio diventa complicità”. Non si ha notizia di Avs, con i suoi candidati anti-Israele e pro “resistenza”. Pare che non abbia niente da dichiarare il compagno Nicola Fratoianni - così antifascista - né hanno qualcosa da dire l’Anpi, l’Arci o i Giovani democratici, o Rifondazione Comunista.