O il Cavaliere ha deciso di tornare in prima linea oppure c’è seriamente da capire cosa s’intenda con l’espressione «padre nobile», forse un pizzico abusata se il Berlusconi visto ieri a Fiuggi sembrava davvero essere quello dei vecchi tempi della trincea con tanto di elmetto e baionetta. Non tanto nei toni - misurati e ragionati, a dare l’impressione che la scelta di tornare ad affondare i colpi sia stata meticolosamente pensata e preparata - quanto nel merito e nel contesto. Nel merito perché l’ex premier non si fa problemi a sparare non solo contro Monti e un governo di «nominati dal Colle» che «non hanno cambiato nulla» se non portare ad una «sospensione della democrazia» ma anche contro la Merkel e la moneta unica, per giunta a poche ore dal summit di Roma in cui i leader dell’Ue hanno definito «l’euro irreversibile». Nel contesto perché l’assemblea della Giovane Italia organizzata a Fiuggi da Anna Grazia Calabria è curata in ogni dettaglio e riporta in tutto e per tutto a quegli appuntamenti che negli anni hanno caratterizzato le campagne elettorali del Cavaliere: dal video di 14 minuti sulla vita e opere di Berlusconi (da mamma Rosa al Pdl, passando per la nascita di Milano2 e Fininvest) alle note del nuovo inno del partito e senza tralasciare la mise sportiva con camicetta blu e l’ora e mezzo di intervento intervallato dalla lettura dei suoi vecchi discorsi da parte dei giovani della Calabria. Insomma, se questa non è la prima linea c’è da capire qual è la seconda.
Tant’è che sul punto il Cavaliere è piuttosto esplicito: «Se dovessi rispondere a chi mi chiede se oggi io abbia ancora intenzione di dedicarmi alla politica e al Paese, rispondo “sì, io ci sto ma mi dovete dare il 51%”». Con buona pace delle primarie. Berlusconi, però, va oltre.
Chiede «scusa» agli italiani per averli «illusi» nel ’94 perché non è riuscito nella «rivoluzione liberale», ma già guarda alle prossime elezioni che «si possono vincere». «Con il Pd stiamo ragionando di proporzionale, come quello tedesco, in cui ciascuno va per conto proprio e chi ha più voti ha il compito di fare il governo», è la proposta che il Cavaliere butta lì per poi dire di sperare ancora nel semipresidenzialismo. Per poi negare che ci sia in vista una «frammentazione» del Pdl e annunciare la necessità di nuovi «giovani» innesti oltre che di cambiare nome al partito perché ne serve «uno che scaldi».
Il problema, però, è che al di là di un Cavaliere decisamente «ruvido» con Monti («Se passano certe norme del ddl anticorruzione finiamo tutti nelle mani dei pm») è soprattutto il Pdl a vivere una giornata di grande agitazione. Il one man show del Cav lascia choccato il partito: c’è chi è «arrabbiato», chi «sconfortato». Il giro di telefonate tra i dirigenti di via dell’Umiltà - che siano ex Forza Italia o ex An - è vorticoso e dura fino a tarda notte. Quasi tutti, infatti, nonostante a Fiuggi Berlusconi abbia esplicitamente smentito la tentazione di «spacchettare il partito» e «buttarsi» sulle liste civiche sono convinti che la strada che l’ex premier vuole ormai seguire sia quella di «azzerare tutto». E a questo punto, ragiona un ex ministro che non ha mai fatto parte dei cosiddetti «falchi», dobbiamo «iniziare a valutare la strada di una separazione consensuale».
Oggi a Fiuggi toccherà ad Angelino Alfano che ieri ha fatto capolino nella giornata del ritorno del cavaliere solo in un brevissimo passaggio: quando Berlusconi gli concede un momento del suo lunghissimo intervento per elogiare la sua «intelligenza» e la sua capacità di «parlare sia con la testa che con il cuore».
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