Roma«Se non accettano il confronto a due vuol dire che lo faremo a quattro, con Monti e Ingroia». Dopo la performance di Servizio pubblico, Silvio Berlusconi non ha alcuna intenzione di fare il minimo passo indietro. Anzi, tira dritto convinto che adesso la rimonta sia davvero possibile. Così, si butta anima e corpo nella campagna elettorale e passa il sabato blindato a Palazzo Grazioli a registrare interviste tv per diverse emittenti locali. E lo stesso farà oggi in uno dei suoi rari weekend romani. Con un solo obiettivo, che il Cavaliere indica chiaramente: fare la corsa su Pier Luigi Bersani.
Non a caso, durante un'intervista a Studio Aperto l'ex premier mette nero su bianco quello che aveva già ripetuto venerdì durante alcune riunioni a via del Plebiscito: «Il nostro avversario è il Pd e quindi con Bersani sarei felicissimo di andare in tv per far conoscere i nostri programmi così che gli italiani possano scegliere». Insomma, «sì» a un faccia a faccia a due ma «no» a un confronto con troppi leader politici. Di fatto un modo per declinare la proposta di SkyTg24 di mettere nello stesso studio Bersani, Berlusconi e Monti.
La strategia, dunque, è quella di polarizzare la sfida, così da dar forza a quel messaggio sul voto utile che ormai da giorni Berlusconi sta cercando di far passare. Ecco perché a Palazzo Grazioli puntano a un confronto a due che nei fatti relegherebbe Mario Monti a comparsa.
Il punto è che la sfida non pare troppo appassionare Bersani che non ha alcuna intenzione di «rischiare» il suo vantaggio. Corsi e ricorsi, visto che in altre occasioni fu Berlusconi a fare lo stesso ragionamento. Ma tant'è e il Pd è costretto a nascondersi dietro la piuttosto ridicola scusa che il Cavaliere non è candidato premier (né è riconosciuto come tale dalla Lega) e dunque la sfida non potrà aver luogo perché Bersani si confronterà solo con gli altri candidati a Palazzo Chigi. Solo una scusa - ribatte Paolo Boniauti - visto che sia la legge che il regolamento della Vigilanza Rai parlano di capo della coalizione. D'altra parte, che si tratti di un pretesto è piuttosto evidente e forse meglio avrebbe fatto Bersani a rispondere con un legittimo «no grazie» (a parti invertite, l'abbiamo detto, declinò anche Berlusconi) invece che aprire questa astrusa dissertazione su candidati premier e leader della coalizione. Così contorta che Bonaiuti ha gioco facile a tagliar corto: «Il Pd batte in ritirata di fronte alle regole della Vigilanza Rai e conferma che Bersani non vuole confrontarsi con Berlusconi».
Eppure la surreale obiezione della sfida tra candidati premier - un po' ridicola e del tutto pretestuosa visto che la legge parla invece di capi coalizione - pare affascinare più d'un esponente del Pd e viene rilanciata persino dal presidente dei senatori Anna Finocchiaro. Scontata, ovviamente, la reazione da via dell'Umiltà dove tutti puntano il dito contro un Bersani che, dice Mariastella Gelmini, «fugge a gambe levate». Da Fabrizio Cicchitto a Osvaldo Napoli, passando per Laura Ravetto e Anna Maria Bernini, sono tutti convinti che il segretario del Pd tema il confronto. «Bersani - spiega Angelino Alfano - non può scegliere l'interlocutore di centrodestra. Per noi il capo della coalizione è Berlusconi, se ne faccia una ragione».
Un dibattito destinato a continuare, con Bersani che proverà a evitare il faccia a faccia e Berlusconi a incalzarlo.
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