Roma - Silvio Berlusconi gioca da tempo in un ruolo defilato. Il nuovo abito da «padre nobile», dopo vent’anni sotto i riflettori, non può che andargli stretto. Ma la disciplina è (quasi sempre) ferrea. Il presidente del Pdl osserva con attenzione l’attualità politica, si confronta con lo stato maggiore del partito, rinnova costantemente l’appoggio pubblico e privato al governo Monti. E nonostante le sollecitazioni provenienti dal territorio, ha rinunciato anche al ruolo da jolly vincente da calare in campagna elettorale.
Negli ultimi giorni, però, tutti i dirigenti registrano un aumento di intensità della sua azione politica e della sua partecipazione. Durante il fine settimana, ad esempio, ha dispensato pillole di ottimismo compulsando i sondaggi. «La rimonta è possibile» ha detto l’ex premier ai suoi interlocutori. «Ormai siamo sotto di un solo punto rispetto al Pd. Io in passato ne ho recuperati anche dieci di punti. L’importante è recuperare il rapporto con il territorio ed essere riconoscibili, riacquistando centralità ». Berlusconi, nelle sue conversazioni, ha provato anche a esorcizzare lo spettro dell’antipolitica. «Abbiamo un segretario giovane e lontano dai signori del Palazzo. E la mia immagine è intimamente legata all’antipolitica. Il nostro blocco sociale di riferimento è intatto. Bisogna ascoltarne i bisogni, le esigenze, le difficoltà e, in prospettiva, bloccare a tutti i costi un ulteriore aumento dell’Iva».
Il «consiglio» di Berlusconi viene applicato ormai da settimane nella quotidiana navigazione politica del Pdl. Il partito di viadell’Umiltà ha rinsaldato un fronte comune con Confindustria e costituito un’asse forte con Reteitalia. In questo senso l’incontro di venerdì scorso di Angelino Alfano con Emma Marcegaglia e il successivo faccia a faccia con Mario Monti per spiegare le ragioni delle imprese è stato più indicativo. Più flessibilità in entrata è il punto centrale che il segretario del Pdl porterà al tavolo di oggi con il premier.C’è poi il capitolo crescita sul quale il Pdl vuole fatti concreti dall’esecutivo e non «annunci evanescenti ». In settimana, peraltro, su questo fronte è previsto un incontro con i tecnici di Confindustria e Reteitalia per la definizione di un piano di proposte comuni per lo sviluppo.
Allo studio c’è, oltre allo sblocco dei crediti della Pubblica amministrazione e il riordino degli incentivi, un piano di dismissione del patrimonio pubblico per 3-400 miliardi. Non a caso Fabrizio Cicchitto ha invitato ad «aprire una riflessione sull’abbattimento del debito», citando l’articolo con cui Lamberto Dini e Natale D’Amico hanno rilanciato il tema. Il Pdl suggerisce anche di analizzare con attenzione la questione energetica. Paolo Romani, ex ministro dello Sviluppo, fa notare come esista un piano di perforazioni al largo della Basilicata che «consentirebbe estrazioni in grado di produrre 15 miliardi di introiti e coprire il 18% del nostro fabbisogno energetico, consentendo la creazione di 70mila posti di lavoro».
L’importante è reperire risorse senza utilizzare ancora la leva fiscale.
«La via della crescita è la via obbligata per un Paese che non può solo tenere i conti in ordine pensando di restringere i cordoni, la crescita si può finanziare anche con la revisione della spesa pubblica che elimina gli sprechi» dice Angelino Alfano. «Un Paese che pone al centro misure di austerità non può trascurare lo sviluppo. Altrimenti sarà costretto a mettere in campo ulteriori misure di austerità».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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