Simone contro i pm: per farmi parlare mi ricattano sui figli

Simone contro i pm: per farmi parlare mi ricattano sui figli

Milano Ha il catetere. Vive in dodici metri con altri cinque detenuti. Ha già avuto tre crisi, l'ultima volta hanno dovuto portarlo a sirene spiegate al pronto soccorso dell'ospedale di Niguarda. Questo è il ritratto che di Antonio Simone, già potente assessore ciellino alla Sanità in Lombardia, fa Alfonso Papa, deputato del Pdl che ieri mattina lo ha visitato nel carcere di San Vittore. Papa descrive con dettagli drammatici le condizioni fisiche e psichiche di Simone, detenuto per corruzione e appropriazione indebita nell'ambito dell'inchiesta su Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia. Ma è soprattutto sul trattamento che Simone starebbe ricevendo dai magistrati che Papa fornisce i dettagli più sconcertanti. «Mi ha detto che i pubblici ministeri gli hanno offerto di scarcerarlo immediatamente se accetta di patteggiare». E poi: «In questo momento è terrorizzato per i suoi figli. La Procura sta analizzando tutti i versamenti che in questi anni Simone ha fatto a favore dei propri figli. Simone è convinto che l'obiettivo dei pm sia incriminare i suoi figli per riciclaggio. Siccome non sono riusciti a piegarlo con le accuse a suo carico, ci provano tirando in mezzo i suoi familiari».
Simone è in cella dal 13 aprile, ed è stato visitato da Papa insieme ad altri detenuti nell'ambito delle visite che il deputato Pdl - arrestato e poi scarcerato per l'inchiesta P4 - sta facendo nelle prigioni italiane insieme all'associazione Papillon, a sostegno della proposta di legge per limitare drasticamente il ricorso alla carcerazione preventiva: «Che ha raccolto le firme di trecento parlamentari, e che mi domando come mai il presidente della commissione Giustizia della Camera non abbia ancora messo all'ordine del giorno». Ma inevitabilmente le domande che i cronisti gli rivolgono all'uscita del vecchio carcere milanese riguardano soprattutto l'incontro con Antonio Simone.
L'ex assessore ciellino, riconvertitosi nel ruolo di lobbista per la sanità privata, in questi mesi sta raccontando le sue prigioni con una serie di lettere al settimanale Tempi. Tre giorni fa ha rilasciato un'intervista per iscritto al Corriere della Sera. E ieri nel colloquio con Papa torna ad accusare: «La mia detenzione ha come unici obiettivi costringermi a confessare e istigarmi al suicidio», dice Simone al parlamentare. «Ma poiché sono un cristiano e credo nella verità, non posso confessare colpe che non ho commesso. Ed è questa stesa fede che finora mi ha impedito di farla finita».
In particolare, Simone sostiene che la Procura vorrebbe da lui accuse esplicite nei confronti di Roberto Formigoni, responsabile - secondo i pm - di avere privilegiato con una dozzina di delibere una delle aziende sanitarie sponsorizzate da Simone, la Fondazione Maugeri. In cambio, il governatore lombardo avrebbe ricevuto favori e vantaggi per circa otto milioni di euro da Simone e dal suo collega di lobby Piero Daccò, anch'egli detenuto. Il «pentimento» di Simone potrebbe costituire per la Procura la chiusura del cerchio. Ma finora l'ex assessore rifiuta di trasformarsi in teste d'accusa.
«Il caso di Simone - dice Papa uscendo dal carcere - è un caso eclatante ma non isolato, anzi assai diffuso.

L'utilizzo abnorme della carcerazione preventiva come mezzo per ottenere le prove è una stortura tutta italiana. A San Vittore la metà dei detenuti è in carcerazione preventiva, si tratta cioè di presunti innocenti che lo Stato tiene in condizioni inumane».

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