Il sindacato giornalisti in ginocchio dal Pd

Diffamazione, rinviato lo sciopero contro la legge al Senato. Bersani non vuole il silenzio nel day after delle primarie

Il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti
Il direttore del Giornale, Alessandro Sallusti

Dicono i maligni che lo sciopero di lunedì contro la nuo­va legge sulla diffamazione sia saltato per non «oscurare»le primarie del Pd. I sacri principi di difesa della libertà di stampa sarebbero stati piegati all’esigenzadi dare il giusto risalto all’evento mediatico più importante dell’anno per la sinistra. Naturalmente, la motivazione ufficiale della Fnsi è un’al­tr­a e cioè l’intervento del presi­dente del Senato, Renato Schi­fani che chiede una pausa di ri­flessione.

Ma di pressioni del Pd sulla federazione si parla in­sistentemente. Il duello Bersa­ni- Renzi di domenica per la premiership poteva mai risol­versi nel buio dei mass media?

Solo a tarda sera, la Fnsi co­munica il «possibile differi­mento » dello sciopero e an­nuncia per oggi i dettagli sulle «modalità» delle prossime ini­ziative di protesta. È chiaro che lunedì i giornalisti lavore­ranno e i riflettori saranno puntati sugli esiti delle prima­rie Pd. Che traballasse la volon­tà del blocco totale contro il ddl Sallusti, nello stesso gior­no dello sciopero al voto finale a Palazzo Madama, si era capi­to già nel pomeriggio. Il fronte dei giornalisti non appariva af­fatto compatto, gli editori pro­ponevano forme alternative di protesta e lo stesso presiden­te della Fnsi, Roberto Natale, avvertiva:«C’è ancora del tem­po, se qualcuno è in grado in queste ore di dare dei segnali troverà dalle nostre parti orec­chie attente». Alla federazione, insomma, cercavano solo un pretesto uti­le. E a fine giornata, mentre nei giornali si diffonde insi­stente la notizia che lo sciope­ro salterà e su Twitter dilagano le voci che preannunciano il rinvio, arriva il presidente del Senato ad auspicarlo «forte­mente ». Renato Schifani offre così alla Fnsi,su un piatto d’ar­gento, l’occasione di trarsi d’impaccio, il nobile fine per non attirarsi le ire dei demo­cratici. «L’eventuale rinvio della protesta - dice - potrà consentire una valutazione complessiva del testo esitato dal Senato, destinato a succes­siva valutazione della Came­ra. Tutto ciò costituirebbe ga­ranzia di quel clima di coesio­ne sociale di cui l’Italia ha biso­gno ».

Poco dopo, ecco la confer­ma su Facebook dal presiden­te dell’Ordine nazionale deigiornalisti, Enzo Iacopino. Che attribuisce il rinvio ap­punto all’intervento del nume­ro uno del Senato. «Una lette­ra impegno del presidente Schifani e un invito della Fieg sono stati considerati elemen­ti utili per una sospensione. Schifani ha aiutato Odg e Fnsi nella tormentata vicenda del­la legge sull’equo compenso. Il suo intervento meritava con­siderazione ». Una manciata di minuti e sulle agenzie com­pare una stranamente intem­pestiva dichiarazione del lea­der Pd, Pier Luigi Bersani: «Penso che questo sciopero abbia le sue ragioni. Non sono per sottovalutare il fatto che il buon nome di una persona va­da preservato. Detto questo, da lì alla galera bisogna stare attenti». Sembra quasi la clas­sicaexcusatio non petita accu­satio manifesta.

Si fa tardi e ancora non si sen­te la voce ufficiale della Fnsi. Non sarà che questa decisione è un po’ controversa? Magari, qualcuno si accorge che si fa una misera figura a cancellare lo sciopero senza una seria mo­tivazione. E mentre quella ve­ra circola nelle redazioni, con tanto di commenti acri. Final­mente, il comunicato della fe­derazione. Tante parole, nes­suna novità che giustifichi la marcia indietro, molto imba­razzo: «Accogliamo l’appello alla riflessione che arriva dalla seconda carica dello Stato. È un appello che, parimenti, va rivolto ai proponenti delle nor­me legislative in discussione in Senato».

Era solo questo il segnale che aspettava Natale per can­cellare lo sciopero? Sembra dif­ficile c­he i partiti in Senato pos­sano tornare sui loro passi, sal­vo avviare il ddl al binario mor­to o affossare alla Camera. Chi può sperare che una buona leg­ge nasca da un simile imbro­glio? Qualche novità potrebbe arrivare per il caso di Alessan­dro Sallusti, da cui è nata l’ini­ziativa parlamentare. Magari dal Quirinale o da Palazzo Chi­gi, con la grazia o un decreto legge. Ma è bene non farsi trop­pe illusioni. Per il direttore de il Giornale si avvicina l’ora X: oggi scade la sospensione del­la pena di 14 mesi di carcere e lunedì potrebbe esserci l’arre­sto.

Filippo Berselli (Pdl), rela­tore del ddl lancia un appello: «Visto che il Parlamento non ha saputo fare fino in fondo il suo lavoro, mi auguro che il ca­po dello Stato o il governo fac­ciano la loro parte, per evitare la vergogna di un giornalista che entra in prigione».

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