Dicono i maligni che lo sciopero di lunedì contro la nuova legge sulla diffamazione sia saltato per non «oscurare»le primarie del Pd. I sacri principi di difesa della libertà di stampa sarebbero stati piegati all’esigenzadi dare il giusto risalto all’evento mediatico più importante dell’anno per la sinistra. Naturalmente, la motivazione ufficiale della Fnsi è un’altra e cioè l’intervento del presidente del Senato, Renato Schifani che chiede una pausa di riflessione.
Ma di pressioni del Pd sulla federazione si parla insistentemente. Il duello Bersani- Renzi di domenica per la premiership poteva mai risolversi nel buio dei mass media?
Solo a tarda sera, la Fnsi comunica il «possibile differimento » dello sciopero e annuncia per oggi i dettagli sulle «modalità» delle prossime iniziative di protesta. È chiaro che lunedì i giornalisti lavoreranno e i riflettori saranno puntati sugli esiti delle primarie Pd. Che traballasse la volontà del blocco totale contro il ddl Sallusti, nello stesso giorno dello sciopero al voto finale a Palazzo Madama, si era capito già nel pomeriggio. Il fronte dei giornalisti non appariva affatto compatto, gli editori proponevano forme alternative di protesta e lo stesso presidente della Fnsi, Roberto Natale, avvertiva:«C’è ancora del tempo, se qualcuno è in grado in queste ore di dare dei segnali troverà dalle nostre parti orecchie attente». Alla federazione, insomma, cercavano solo un pretesto utile. E a fine giornata, mentre nei giornali si diffonde insistente la notizia che lo sciopero salterà e su Twitter dilagano le voci che preannunciano il rinvio, arriva il presidente del Senato ad auspicarlo «fortemente ». Renato Schifani offre così alla Fnsi,su un piatto d’argento, l’occasione di trarsi d’impaccio, il nobile fine per non attirarsi le ire dei democratici. «L’eventuale rinvio della protesta - dice - potrà consentire una valutazione complessiva del testo esitato dal Senato, destinato a successiva valutazione della Camera. Tutto ciò costituirebbe garanzia di quel clima di coesione sociale di cui l’Italia ha bisogno ».
Poco dopo, ecco la conferma su Facebook dal presidente dell’Ordine nazionale deigiornalisti, Enzo Iacopino. Che attribuisce il rinvio appunto all’intervento del numero uno del Senato. «Una lettera impegno del presidente Schifani e un invito della Fieg sono stati considerati elementi utili per una sospensione. Schifani ha aiutato Odg e Fnsi nella tormentata vicenda della legge sull’equo compenso. Il suo intervento meritava considerazione ». Una manciata di minuti e sulle agenzie compare una stranamente intempestiva dichiarazione del leader Pd, Pier Luigi Bersani: «Penso che questo sciopero abbia le sue ragioni. Non sono per sottovalutare il fatto che il buon nome di una persona vada preservato. Detto questo, da lì alla galera bisogna stare attenti». Sembra quasi la classicaexcusatio non petita accusatio manifesta.
Si fa tardi e ancora non si sente la voce ufficiale della Fnsi. Non sarà che questa decisione è un po’ controversa? Magari, qualcuno si accorge che si fa una misera figura a cancellare lo sciopero senza una seria motivazione. E mentre quella vera circola nelle redazioni, con tanto di commenti acri. Finalmente, il comunicato della federazione. Tante parole, nessuna novità che giustifichi la marcia indietro, molto imbarazzo: «Accogliamo l’appello alla riflessione che arriva dalla seconda carica dello Stato. È un appello che, parimenti, va rivolto ai proponenti delle norme legislative in discussione in Senato».
Era solo questo il segnale che aspettava Natale per cancellare lo sciopero? Sembra difficile che i partiti in Senato possano tornare sui loro passi, salvo avviare il ddl al binario morto o affossare alla Camera. Chi può sperare che una buona legge nasca da un simile imbroglio? Qualche novità potrebbe arrivare per il caso di Alessandro Sallusti, da cui è nata l’iniziativa parlamentare. Magari dal Quirinale o da Palazzo Chigi, con la grazia o un decreto legge. Ma è bene non farsi troppe illusioni. Per il direttore de il Giornale si avvicina l’ora X: oggi scade la sospensione della pena di 14 mesi di carcere e lunedì potrebbe esserci l’arresto. Filippo Berselli (Pdl), relatore del ddl lancia un appello: «Visto che il Parlamento non ha saputo fare fino in fondo il suo lavoro, mi auguro che il capo dello Stato o il governo facciano la loro parte, per evitare la vergogna di un giornalista che entra in prigione».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.