Ieri l'ex premier e leader M5s, Giuseppe Conte, si è nuovamente espresso sul caro energia. Lamentele che suonano come un paradosso. L'«avvocato del popolo» ha denunciato un tessuto produttivo «sommerso dalle tasse e dal caro energia», dimenticando che proprio sotto i governi da lui guidati non furono varate le riforme strutturali necessarie a evitare l'attuale situazione. Le imprese erano in difficoltà allora come oggi, eppure il suo esecutivo si limitò a misure tampone, senza disaccoppiare il prezzo dell'elettricità dal gas né rafforzare effettivamente le fonti rinnovabili. Anzi, ostacolando progetti che oggi sarebbero stati d'aiuto come il gasdotto Poseidon/East Med.
Il coro dell'opposizione segue lo stesso schema: Elly Schlein ripete ogni giorno che in Italia «abbiamo il costo più alto d'Europa», ma tace sul fatto che il percorso verso la fine del mercato tutelato - oggi contestato a gran voce - fu impostato proprio dai governi sostenuti da PD e M5S.
Matteo Renzi, che nel 2022 chiedeva «tetti ai costi», quando era a Palazzo Chigi introdusse tagli agli incentivi che rallentarono la transizione energetica. Oggi gli stessi leader tornano a evocare soluzioni radicali che avevano già tra le mani quando governavano e che non hanno avuto il coraggio di realizzare.