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La sinistra si spacca ancora. "Rimpasto? Tanta pazienza"

Sala: "Difficile mettere d'accordo tutti, da Avs ad Azione". In aula manca il numero e la vicesindaco sbotta con i suoi

La sinistra si spacca ancora. "Rimpasto? Tanta pazienza"
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La telenovela sul rimpasto in Comune è iniziata il 21 luglio con le dimissione dell'ex assessore all'Urbanistica Giancarlo Tancredi, Sala assicura che «si chiuderà entro Natale», ossia dopo 5 mesi di braccio di ferro con e tra i partiti della maggioranza, e dalle sue parole traspare la fatica di tenere insieme una coalizione «molto larga», la poltrona è una e «Avs vuole spostare il baricentro verso sinistra, Azione verso il centro, è difficile mettere d'accordo tutti». Premette che chi entra a un anno e mezzo dalla fine «deve avere esperienza ed essere in grado di lavorare dal giorno uno». Azione spinge per entrare in giunta e chiede a Sala di cedere la Sicurezza a un assessore ad hoc. Nello specifico, al segretario milanese Francesco Ascioti. «Non ho nessuna remora a cedere la delega - premette Sala - ma chi entra deve aver dimostrato in passato di saperci fare, non qualcuno che non si è occupato della materia, e qui casca l'asino: dico ai partiti, portatemi un nome che faccia capire alla gente che da domani la situazione sulla sicurezza migliora e non vengono fuori nomi». Ribadisce lo «sforzo personale» di «cercare di tenere insieme una coalizione molto larga che va da Avs ad Azione, ma credo sia quella che serve per rivincere a Milano e non sarà facile. Continuerò a lavorare con i segretari dei partiti, con tanta pazienza, per tenere insieme tutti». Il leader Carlo Calenda sostiene che ci sia un veto del Pd su Azione, Sala (a parole) assicura che non esiste, «ogni tanto Carlo ha questa vis polemica. Ma lo apprezzo anche molto e i rapporti altra noi sono molto buoni. E ricordo che in questi anni Azione ha sempre fatto la propria parte». Messaggio che lancia a Pd, Verdi e pure a una parte della Lista Sala dopo la spaccatura su San Siro o sullo stop al gemellaggio con Israele. Due sere fa, un altro show in Consiglio, con la vicesindaca Anna Scavuzzo che ha sbottato contro i consiglieri di maggioranza che sono usciti dall'aula facendo mancare il numero legale. In discussione c'era la delibera di giunta che deve riportare il «Pirellino», il grattacielo di via Gioia venduto all'asta a Coima, alle regole del Pgt sulla quota obbligatoria di edilizia residenziale. Il Comune deve ottemperare a alla sentenza del Consiglio di Stato. Tra i 25 assenti, Giungi (Pd), Fumagalli (Lista Sala) e i Verdi che sono usciti dall'aula, Fedrighini (gruppo misto) e i Pd Turco e Pantaleo si sono astenuti. Solo 21 voti a favore, se ne riparla in seconda convocazione. «Gli assenti si assumeranno le conseguenze delle loro azioni» ha tuonato fuori microfono Scavuzzo. A verbale: «Sono rammaricata, le motivazioni sono per me incomprensibili». Giungi ha ribattuto: «Porti rispetto ai consiglieri». Azione, da Ascioti ai consiglieri Pastorella e Nahum, sottolinea a Sala che «ancora una volta siamo l'unico gruppo su cui può contare. La differenza tra chi sceglie la responsabilità istituzionale e chi preferisce logiche di posizionamento politico è sempre più netta».

Intanto Tancredi è tornato da dirigente alla Cultura in Comune dopo che la Corte di Cassazione ha annullato l'interdittiva dai pubblici uffici. «É un segnale di responsabilità e gratitudine, mi sento anche responsabile, l'ho convinto io a fare l'assessore e mi sembrava doveroso ridargli legittimamente un lavoro e uno stipendio» afferma Sala.

Sul calo del consenso nei suoi confronti secondo un sondaggio pubblicato su Repubblica dice che «dopo 9 anni e mezzo non è facile essere sempre al top e credo abbiano inciso le indagini della Procura sull'urbanistica. Ma tra i votanti (tolti gli astenuti) sono ancora al 55%».

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