La crisi fa più paura oggi del 2011 con lo spread record

Situazione peggiorata per 8 italiani su 10, nonostante l'avvento di chi doveva salvare il Paese

Roma - Che la crisi stia o meno finendo in fondo conta poco. Conta di più la percezione che ne hanno gli italiani. È questo fattore psicologico a determinare i comportamenti e a influire sui consumi della gente. Ebbene da due anni, più o meno da quando il governo Berlusconi ha lasciato spazio all'esecutivo salvaconti ma deprimente di Mario Monti, la nostra fiducia è in picchiata. Lo rivela una ricerca di Euromedia Research per la trasmissione Virus. Il contagio delle idee di Nicola Porro.

Il dato più preoccupante è quello che riguarda lo stato di salute del Paese. Nella rilevazione dello scorso 18 ottobre il 76,2 per cento del campione riteneva che l'Italia stesse peggio rispetto all'ottobre 2011, il 16,9 che la situazione è immutata e il 5,6 pensava che in due anni le cose fossero migliorate. Un dato un po' più cupo rispetto allo scorso 7 giugno (73,3 per cento di «peggioristi», un 7,7 di «miglioristi» e un 16,1 di «ugualisti») ma enormemente più angosciato rispetto al 20 luglio 2012 (quando i dati erano rispettivamente 59,5, 11,5 e 22,8) e rispetto al 30 marzo del 2012 (46,7, 21,3 e 28,2).

Non basta. Anche la percezione del futuro personale è decisamente negativa. Tre italiani su quattro (il 75,6) oggi si dichiarano pessimisti sulla propria situazione economica, finanziaria e lavorativa, mentre solo il 19 per cento spera in un domani migliore. Negli ultimi tre anni l'escalation di questo dato è evidentissima: i pessimisti erano il 50,5 per cento nell'ottobre 2010 e sono cresciuti al 56,5 del luglio 2011, al 64,4 del marzo 2012, al 69,5 del giugno 2012 al 73,4 del giugno 2013. Speculare naturalmente la sparizione progressiva degli ottimisti, che nel maggio 2010 erano il 39,9 per cento e si sono più che dimezzati in tre anni.

Interessante anche il barometro del grado di fiducia degli italiani nelle istituzioni economiche: a risentire di più dell'inferocirsi della crisi è stato l'euro, sul quale quattro anni fa, nell'ottobre 2009, aveva fede quasi la metà degli italiani (il 48,1 per cento). Un dato precipitato al 40,0 del settembre 2011, al 32,2 del giugno scorso e al 29,6 dell'ottobre 2013. Bocciato anche il sistema economico italiano, sceso in meno di due anni e mezzo dal 32,5 per cento di fiducia del maggio 2011 al 15,1 della rilevazione di due settimane fa.

Non è crollata invece la fiducia nel sistema bancario, ma solo perché era bassa già in partenza: nel maggio 2009 era al 20,6 e ora è al 18,1. E la borsa? Fiducia sempre rimasta attorno al 20 per cento, con picco positivo del 22,6 a maggio 2011 e negativo del 12,5 a gennaio 2009. Ora è al 18,7.

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