Soci stranieri e scali milanesi: i 3 no di Passera

"E' una privatizzazione, fuori gli enti locali". Non c'è ancora alcuna decisione sul partner internazionale. Al massimo il 10% per socio. Pronto l'ingresso di nuovi azionisti Cai. Fiducia nel confronto sindacale: "Non ci sono altre vie d'uscita"

Soci stranieri e scali milanesi: i 3 no di Passera

nostro inviato a Cernobbio

«Quella di Alitalia è una privatizzazione». Corrado Passera è molto esplicito: enti pubblici o enti locali non hanno titolo per entrare nell’operazione di salvataggio. È la sua risposta alle ripetute avances di Piero Marrazzo, presidente della Regione Lazio, e di Filippo Penati, presidente della Provincia di Milano. Cai è privata e tale resterà. Potrà, piuttosto, essere allargata. Passera pensa a un gruppo al massimo di 20-25 soci, tra i quali nessuno dovrà superare il 10%. Tra i nomi circolati per nuovi ingressi, almeno tre hanno una consistenza: il finanziare Francesco Micheli, il gruppo metalmeccanico Fontana e quello trentino Arcese (logistica). Interpellato su un possibile coinvolgimento di Mediobanca, Passera non ha commentato.
L’ad di Intesa Sanpaolo - che ieri ha partecipato al workshop Amkbrosetti, a Villa d’Este - ha nuovamente dichiarato che il partner estero non è stato ancora scelto, aggiungendo - riferendosi nuovamente alle indiscrezioni della Tribune - che non avrà né la maggioranza assoluta né quella relativa. La Tribune l’altro ieri aveva riferito di un «patto segreto» per dare ad Air France la maggioranza alla scadenza del lock up quinquennale. «Non esiste alcun patto segreto», ha smentito Passera.
La scelta, se non è ancora ufficiale, nella sostanza sembra sia già stata fatta a favore di Air France. Realisticamente i candidati alla partnership sarebbero due: Lufthansa e Air France, perché British appare meno organica a sinergie con Alitalia, ed è già impegnata sul fronte Iberia. Ma tra i tedeschi e i francesi, l’approccio - secondo indiscrezioni - ha delle differenza di fondo: i primi entrerebbero in società per gestire, i secondi si accontenterebbero di una quota di minoranza, più o meno silenziosa. In realtà Parigi è in una posizione più delicata, in quanto deve difendere il mercato italiano, gli accordi commerciali esistenti da otto anni e la comune alleanza in SkyTeam.
Passera si è anche espresso in maniera fiduciosa sul confronto sindacale, partito - ha detto - con lo spirito giusto, perché concentrato innanzitutto sul piano industriale e non sui tagli. E ha ribadito l’importanza della trattativa: questa volta, rispetto al passato, «decisiva». Ha anche respinto le critiche rivolte al piano Fenice sugli oneri a carico dello Stato: «La vecchia Alitalia è una società fallita, ha chiesto il commissariamento e, quindi, i costi andrebbero tutti a carico dello Stato. Se invece c’è un gruppo di azionisti che mettono un miliardo di euro, la rilevano e finanziano lo sviluppo di questa Alitalia, l’onere per lo Stato diminuisce». «Se il progetto Alitalia non riesce - ha sottolineato - l’onere per lo Stato sarà molto, molto maggiore». Passera ha anche rifiutato i confronti con il vecchio piano di Air France che - ha spiegato - «quando siamo intervenuti era già decaduto».
L’interesse delle compagnie straniere è stato apprezzato, sempre a Cernobbio, dal commissario europeo ai Trasporti, Antonio Tajani, il quale ha osservato: «Vuol dire che in Europa c’è mercato e concorrenza». Egli ha inoltre preannunciato che ci vorrà «qualche settimana» per l’esame del decreto di riforma della legge Marzano, «ma già emergono due elementi di sintonia con la normativa europea: il principio di trasparenza e la decisione di vendere asset a prezzi di mercato».
Per il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, il piano di salvataggio di Alitalia è serio e di rilancio, anche se ha «alcuni limiti». L’alternativa è il fallimento «ma il Paese non ha la capacità di gestire 20mila esuberi». A chi l’ha criticata per il suo impegno nella cordata, la Marcegaglia ha sottolineato che «con la mia azienda non c’è conflitto di interessi perché noi trasformiamo l’acciaio. Rispetto al mio ruolo in Confindustria la mia stella polare rimarrà a favore della concorrenza e delle privatizzazioni».


Secondo il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, l’operazione Alitalia «sarà conclusa in tempi molto brevi». Scajola si è detto «molto ottimista, ormai» sulle possibilità di «far decollare una grande compagnia aerea internazionale» e, nel contempo, di «collocare le persone che in questa fase si trovassero in eccesso».

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