MilanoPresidente Formigoni, allora che dice? Berlusconi sì o Berlusconi no?
«Se si candida, io lo appoggio».
Però una parte dell'ala cattolica del Pdl non sembra pensarla così. Chiedono facce nuove.
«Sono convinto che i miei amici la pensino come me. Ed in ogni caso la scelta finale spetta a Berlusconi. Punto e chiuso».
E se Berlusconi non dovesse ricandidarsi?
«Credo che alla fine lo farà, sta facendo delle verifiche ma lo farà. Altrimenti andremo alle primarie».
Lei si presenterà alle primarie?
«No. Io resterò alla guida della Regione Lombardia fino al 2015. Voglio dare prova di vent'anni di ottimo governo».
E poi? Intendo, dopo il 2015?
«Tre anni sono tanti per ogni essere umano, figuriamoci per un politico. Vedremo».
Rimpasti in vista al Pirellone?
«No, ho una squadra equilibrata e che lavora. E poi l'alleanza con la Lega è molto forte. Ho introdotto più donne e tutte di gran valore. La giunta funziona così com'è».
Niente primarie ma il lavoro a livello nazionale resta parecchio.
«Sì, è un momento molto complesso e abbiamo tanto terreno da recuperare. Dobbiamo studiare programmi all'altezza della sfida che ci aspetta».
Un partito nuovo?
«I nostri punti cardine restano i soliti: la centralità della persona, della famiglia, dell'impresa, lo sviluppo. Solo, dovremo sviluppare i piani con meno risorse».
Colpa di Monti o della crisi?
«Delle tasse e della crisi. Crisi che, come hanno dimostrato i fatti, non era dovuta al governo Berlusconi. Ma la situazione si sta aggravando e si prolungherà».
Lei ha detto più volte che il Nord è in ginocchio.
«Le famiglie e le imprese sono in grossa sofferenza. In Lombardia ci sono pochi evasori e tutti pagano le tasse, abbiamo poco impiego pubblico e tanti imprenditori. Per di più le piccole e medie imprese devono fare i conti con la concorrenza europea».
Per questo parla di un Pdl nordista?
«Dobbiamo essere pronti a elaborare una proposta che esalti la voglia di autonomia del Nord e di sviluppo del Sud. Le elezioni non le vinceremo se non rimettiamo a posto una proposta forte per gli italiani».
La locomotiva resta al Nord ma non verrà abbandonato il Sud, giusto?
«Al Sud vogliamo solo dare una sveglia. Ha alle porte un'occasione storica. Con la Cina che intende trasportare le proprie merci in Europa passando attraverso il Mediterraneo, è in arrivo una svolta epocale, fondamentale per tutta l'Italia».
Al Paese serve più stabilità. Economica e politica. Pensa che anche il semipresidenzialismo possa contribuire?
«Assolutamente sì, ma io lo chiamo elezione diretta del presidente della Repubblica. Se chiede alla gente cosa ne pensa, l'80% degli italiani risponderà che è d'accordo».
È ora di cambiare quindi?
«È ora sì, in questa fase della democrazie è la gente che deve contare».
I partiti però rischiano di indebolirsi ancora di più.
«Tornerebbero a fare da tramite. E il presidente della Repubblica sarebbe più legittimato. Sono orgoglioso che il mio partito abbia fatto questa proposta e spero che la sinistra capisca».
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