La spiaggia è la stessa ma non la morale

Il doppiopesismo delle vacanze: Formigoni crocifisso per un bagno. E allora Grillo?

La spiaggia è la stessa ma non la morale

Milano - Perché per la sinistra nemmeno le vacanze al mare sono tutte uguali. Ci sono quelle buone di Beppe Grillo in Costa Smeralda prima di manifestare con i No-Tav e quelle cattive sempre in Sardegna di Roberto Formigoni. Quelle che scatenano la canea progressista che urla «dimissioni» contro chi, a differenza dei suoi colleghi (di sinistra) Vasco Errani e Nichi Vendola, non ha nemmeno un avviso di garanzia. Eppure siccome la Lombardia è per ammissione di tutti la regione meglio governata, quella che funziona di più e costa di meno, ecco che dopo l’operazione sputtanamento dell’ex premier Silvio Berlusconi, ora tocca all’uomo del centrodestra con il più operativo degli incarichi. Roba che nemmeno a sinistra tutti accettano. «Non è possibile che il presidente Formigoni si debba dimettere perché qualche stronzo di giornalista glielo chiede», si sfoga con tempi.it l’ex presidente della Regione Piero Bassetti, ispiratore del Gruppo 51 che ha sostenuto la candidatura dell’avvocato rosso Giuliano Pisapia. «Se si dimettesse si creerebbe un precedente allarmante e andremmo incontro a cinque anni di crisi». Semplice buonsenso. Così come quello dell’ex sindaco socialista ed ex ministro Carlo Tognoli: «Non dimentichiamoci che la Lombardia è governata bene e i servizi funzionano meglio che altrove». Per l’editorialista Piero Ostellino «nessuno deve dimettersi per quello che scrivono i giornali. Chiaro? Nessuno, perché il diritto lo fanno i tribunali. Solo noi, siccome abbiamo dei giornali di merda, pensiamo che un politico si debba dimettere per quello che dice la carta stampata».

Dalle pagine di Panorama l’ex toga rossa Felice Casson oggi senatore Pd, dice che «sotto il profilo giuridico, non sussiste alcun obbligo di dimissioni, nemmeno in presenza di una informazione di garanzia: la presunzione d’innocenza vale per tutti». Ieri Formigoni ha querelato Repubblica e Il fatto quotidiano. Grillo, invece, chiede al presidente Giorgio Napolitano «l’abolizione del reato di vilipendio» al capo dello Stato. Libero insulto.

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