Sprechi senza fine: da ogni parlamentare mille euro per il Lazio

Lo "scoop" di Formigoni: "Deputati e senatori versano una quota alla Regione". Ma i politici non si frenano

Sprechi senza fine:  da ogni parlamentare  mille euro per il Lazio

Milano - Ce la farà la casta a riformare se stessa? È ruotato attorno a questo dilemma il dibattito di ieri sera alla libreria Feltrinelli con Roberto Formigoni e Gian Antonio Stella in occasione della presentazione di Partiti SpA, di Paolo Bracalini (Ponte alle Grazie, pp. 347, euro 14). Tutt’altro che retorica, la domanda ha trovato lo scetticismo dell’autore del libro-inchiesta, forse ancora impressionato dalla corruzione scoperta nelle pieghe del finanziamento pubblico ai partiti. Meno pessimista è parso Stella, firma del Corriere della Sera, scopritore, con Sergio Rizzo, delle malefatte della politica nostrana: «Credo che se i cittadini eserciteranno adeguata pressione sulla gestione della vita civile, qualcosa migliorerà». E non a caso la parola ripetuta più volte è stata «trasparenza».

La vera pietra dello scandalo, comunque, è il finanziamento pubblico ai partiti. Abolito dal referendum del ’93 eppure sempre crescente. «Negli ultimi dieci anni abbiamo decuplicato la cifra complessiva destinata ai partiti», ha sottolineato Bracalini, «arrivando a 500 milioni di euro. Ma anziché diminuire, la corruzione è aumentata di molto». «Un po’ come avviene per i drogati», gli ha fatto eco Stella: «Più droga gli dai e più ne chiedono perché le dosi aumentano la dipendenza». «Per tutti questi motivi, io oggi sono convinto che se si vuole fare soldi la via migliore è fondare un partito», ha incalzato Bracalini. «Tra finanziamenti, tesseramenti e rimborsi elettorali, oggi i partiti sono imprese. E non pensate che i cosiddetti paladini dell’antipolitica siano più trasparenti di altri. Per fare un esempio, Di Pietro riscuote un affitto per le sue case dal suo stesso partito.

A Milano la sede Idv è in via Felice Casati e il partito versa un canone al suo presidente: Di Pietro». Sarebbe facile farsi prendere dalla rassegnazione: l’autoriforma della Casta sembra una pia illusione. Ancor più quando si scopre, grazie a Formigoni, «che ogni parlamentare italiano versa mille euro delle sue entrate alla Regione Lazio. Io non faccio un discorso leghista, dò una notizia: deputati e senatori nei loro conteggi destinano una quota ai loro collaboratori, alle trasferte e al contributo alla Regione Lazio». «Non si finisce mai d’imparare», cade dalle nuvole Stella. Dalla platea invece arrivano le domande sugli stipendi dei parlamentari. Qualcuno osserva che Bertinotti usufruisce ancora dell’auto blu come ex presidente della Camera. S’invoca sobrietà e trasparenza. I cittadini devono poter controllare i bilanci e l’operato dei politici che invece rispondono solo alle segreterie dei partiti.

«Dobbiamo sederci a un tavolo e discutere queste riforme per approvarle entro la fine della legislatura», ha proposto Formigoni. «Io sono un tifoso delle preferenze così come della riduzione del numero dei parlamentari.

Quanto al finanziamento pubblico dobbiamo fare attenzione a non imporci regole troppo rigide e impossibili da rispettare, al punto che dopo un po’ tutti ci rassegniamo al malcostume dominante». Ma sarebbe fuorviante accanirsi solo sugli stipendi dei parlamentari. La corruzione si nasconde in tutto il sistema, hanno sottolineato in coro Bracalini e Stella.

«La Regione Veneto ha deciso che ci dev’essere un parlamentare ogni 100mila abitanti», ha premesso Stella. «E ha deciso d’inserire in questo conteggio anche gli extracomunitari che non votano. E stiamo parlando di una Regione leghista». Perciò, ce la farà la casta a autoriformarsi?

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