Spuntano nuovi indagati Ma è caccia al mister X

MilanoNessuna traccia dei soldi del riscatto, e nemmeno degli eclatanti documenti sul caso Mondadori che i rapitori avrebbero offerto a Berlusconi. In compenso, dalle perquisizioni in corso in queste ore saltano fuori elementi che confermano - se mai ce ne fosse bisogno - il ruolo svolto dagli arrestati nel rapimento di Giuseppe Spinelli, ragioniere di fiducia di Silvio Berlusconi e amministratore del suo patrimonio personale. A casa di Alessio Meier, uno degli arrestati, la polizia trova due pistole a gas. Sono probabilmente quelle usate dai banditi per terrorizzare Spinelli e sua moglie Anna, al momento dell'irruzione nella loro casa di Bresso.
Oggi inizieranno gli interrogatori degli arrestati, a partire dal «capo», l'ex pentito barese Francesco Leone. Ma, dopo alcune titubanze iniziali, gli inquirenti stanno ammettendo che il circuito coinvolto nel sequestro e nel ricatto è più vasto del sestetto caduto nella rete. Altri nomi sono finiti nel registro degli indagati, altri ne stanno per finire: in tutto, si dice, sei o sette persone. «Figure marginali», si dice negli ambienti investigativi. Dell'esistenza di un «grande vecchio» che abbia ispirato e diretto l'operazione, ufficialmente nell'inchiesta non c'è traccia.
Però almeno una figura di spicco resta ancora da identificare: è quella dell'uomo, italiano e con un buon eloquio, che alle tre di pomeriggio del 17 ottobre, all'indomani del sequestro-lampo, telefona a casa di Spinelli. Il ragioniere è appena tornato da Arcore, dove ha incontrato Silvio Berlusconi, gli ha finalmente raccontato di essere stato preso in ostaggio, e gli ha spiegato che l'offerta dei documenti-bomba sul caso Mondadori non veniva da un fantomatico studio legale ma dai suoi sequestratori. Mentre Spinelli è a casa con la moglie, squilla il telefono fisso. È una chiamata pesantemente minacciosa, a Spinelli vengono chieste spiegazioni sull'andamento della trattativa. «Non era il capo della banda, quello che era venuto a casa mia», sostiene Spinelli. Non era Leone, insomma.
Chi è allora il telefonista? Difficile immaginare che si tratti di uno dei due gregari, Alessio Meier o Pierluigi Tranquilli. Sicuramente non uno dei tre albanesi. Evidentemente c'è nella squadra operativa un settimo uomo direttamente coinvolto, ed in posizione tanto elevata da poter fare la voce grossa con la vittima. Uno alla pari con Leone. O forse sopra.

Uno in grado di confezionare il foglio A4 stropicciato di cui parla Spinelli nei suoi interrogatori, il riassunto del contenuto del cd con le verità sul caso Mondadori e sui rapporti tra Gianfranco Fini e i giudici. La mente dell'operazione, insomma.

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