Caro Dr Feltri,
saltuariamente seguo Fuori dal coro, la trasmissione condotta da Mario Giordano su Rete Quattro. Una buona parte del programma è dedicata alle case occupate e ciò che vedo e sento provoca in me un sentimento di profonda indignazione e di rabbia impotente. In Italia, e mi risulta anche in altre nazioni come la Spagna, è presente questa situazione. Gli
occupanti, alle ripetute legittime richieste dei proprietari, che a volte non dispongono di altra abitazione, rispondono spesso con arroganza, disprezzo e talvolta arrivano alla violenza. In uno stato di diritto e a dispetto della Costituzione mi chiedo come sia possibile tutto questo. Forse con l'avvallo di una certa magistratura?
Basterebbe l'intervento delle forze dell'ordine che alle buone o alle
cattive sbatterebbero fuori gli occupanti (come succede in Germania) e tutto sarebbe risolto. Può fornirmi una risposta? La ringrazio e la saluto con la massima cordialità.
Annibale Pozzi
Caro Annibale,
capisco benissimo la tua indignazione. L'occupazione non è romanticismo sociale. È spoliazione violenta di un diritto fondamentale. In Italia la proprietà privata non è un feticcio dei ricchi, è la base materiale della libertà di tutti: della famiglia, del lavoro, del risparmio che diventa casa. Dove la proprietà è debole, torna la giungla. Una precisazione storica che molti ignorano. Nello Statuto Albertino (1848), la proprietà era definita «sacra e inviolabile». La Costituzione repubblicana (1948) non usa più la parola «sacra», ma all'art. 42 la riconosce e la garantisce; può essere compromessa solo per interesse generale e con indennizzo. Tradotto: non si scherza. Lo Stato liberale e quello repubblicano dicono la stessa cosa con lessici diversi: la proprietà è inviolabile; la si può toccare soltanto rispettando legge e giustizia. E allora perché vediamo anziani sfrattati dalla propria casa occupata, proprietari tenuti fuori dalle loro mura per mesi o anni, mentre gli abusivi si fanno pure registrare all'anagrafe e allacciano le utenze? Perché il nostro sistema tollera l'illegalità per inerzia: procedure lente, rimpalli tra Comune, Prefettura e Tribunali, prassi burocratiche trasformate in scudo politico. È una stortura gravissima che contraddice lo spirito della Costituzione: non
tutela i fragili, premia i furbi e umilia i proprietari (che pagano tasse, mutui, manutenzioni).
Che fare? Non servono slogan. Occorre che lo Stato sia forte, rapido, prevedibile. Ecco la ricetta, semplice, legale, applicabile domani mattina. Sgombero immediato per flagranza: l'occupazione abusiva va trattata come violazione di domicilio e furto d'uso, quindi si interviene subito, senza teatrini, con la forza pubblica e con verbale in mano. Pochi minuti, non mesi. Processo per direttissima e risarcimento: chi occupa risponde in sede penale e civile, ovvero con risarcimento danni, canoni figurativi, spese di ripristino. Basta scaricare i costi sulla vittima. Niente premi a chi viola la legge: stop a residenze anagrafiche, utenze e contributi a chi sta dentro abusivamente. Le fragilità vere si aiutano fuori dalla casa altrui, tramite i servizi sociali, non contro il proprietario. Poteri chiari a Prefetto e Questore e tempi certi: ossia 4872 ore per eseguire lo sgombero quando c'è verbale di occupazione. I ritardi amministrativi non possono legittimare un reato. Daspo abitativo per i recidivi: chi occupa due volte non può rientrare in graduatorie per la casa per un periodo definito. La solidarietà non è complicità. Sanzioni ai Comuni inadempienti: se non eseguono, pagano. Politiche sociali serie,
non alibi: alloggi regolari per chi ha diritto (disabili, famiglie con minori, sfratti per morosità incolpevole), controlli severi su chi occupa. Distinguere è il primo atto di giustizia.
Qualcuno dirà: «Ma in Germania...». Appunto. In Germania si sgombera. Non perché siano cattivi, ma perché capiscono una verità elementare: se lo Stato non difende la proprietà, crolla la fiducia. E senza fiducia non c'è risparmio, non c'è investimento, non c'è lavoro. C'è soltanto il più forte che prende ciò che vuole.
Infine, una parola sul sentimento che molti proprietari provano: rabbia. La capisco. Ma la mia risposta non sarà mai un invito alla giustizia fai-da-te. La forza deve usarla lo Stato, in nome della legge, non il singolo con le proprie mani. Chiedo quindi una cosa sola, ma senza sconti: che lo Stato faccia lo Stato.
Subito, e con fermezza. Perché la casa è il cuore della persona: chi la occupa non fa attivismo, commette un abuso. E chi quell'abuso lo tollera traduce in carta straccia l'articolo 42. Difendere la proprietà privata non è egoismo. È civiltà.