Lo Stato nasconde i suoi debiti Alle imprese appena tre miliardi

I l governo ha «cancellato» i debiti della pubblica amministrazione. Anzi, sarebbe meglio dire che sono gli enti locali a «truccare», con il silenzio-assenso del Tesoro, l'ammontare delle cifre che devono pagare alle imprese creditrici. Insomma, su 120 miliardi di esposizione teorica, a oggi, ne risultano solo 3,1 miliardi, un quarantesimo o, per chi ama le percentuali, il 2,5 per cento. È quanto emerge dall'ultima denuncia della Cgia di Mestre e del suo segretario Giuseppe Bortolussi.
Ma andiamo con ordine. Tutto nasce da un'interrogazione presentata in commissione Bilancio a settembre dal deputato Pd Edoardo Fanucci che aveva chiesto quale fosse il totale dei debiti al 31 dicembre 2012 ed entro quanto tempo lo Stato intendesse pagarli. Il sottosegretario all'Economia, Alberto Giorgetti, che da poco ha abbracciato il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, ha replicato solo giovedì scorso e i dati non sono per nulla confortanti. Al 21 novembre risultavano comunicate al ministero le esposizioni di 13.500 amministrazioni su 22.000 (il 61%) per un totale di 3,1 miliardi. «Una cifra irrisoria e lontana anni luce dai 91 miliardi indicati dalla Banca d'Italia o dai 120 miliardi stimati dalla Cgia», ha commentato Bortolussi sottolineando che «o ad aver comunicato sono stati solo quei soggetti pubblici che hanno maturato debiti molto contenuti oppure ne hanno segnalato solo una parte, poiché non sono in grado di quantificare in maniera esatta l'importo che devono ai propri creditori». Circostanza che tutto sommato non può non dispiacere al Tesoro che con il rimborso dei debiti della pubblica amministrazione si è «giocato» uno 0,5 per cento di deficit/pil.
Una volta tanto, anche se con ritardo non giustificabile, lo Stato non sembra essersi sottratto al proprio dovere. Nella replica di Giorgetti, infatti, si ricorda che per saldare i conti sono stati stanziati 27,2 miliardi, poco meno di un terzo di ciò che la Banca d'Italia stimava come «scoperto» dello Stato al 31 dicembre 2011 (91 miliardi). Le altre tranche, infatti, saranno erogate nel prossimo biennio. Alle imprese creditrici, nel frattempo, sono stati pagati 13,8 miliardi, cioè la metà circa di quanto stanziato. Per la precisione 2,7 miliardi si riferiscono a debiti dello Stato, 6,1 miliardi a quelli delle Regioni e 5 miliardi a quelli di Province e Comuni.
Analogamente, secondo gli artigiani di Mestre, è «ingiustificabile» che «una parte importante della pubblica amministrazione sfugga alle proprie responsabilità, mentre le imprese attendono di essere pagate e sono sempre più a corto di liquidità». Il dato di Bankitalia, oltre a essere ormai datato (la ricognizione ufficiale è stata effettuata l'anno scorso e si riferiva a quello precedente), infatti non teneva conto delle aziende con meno di 20 addetti che rappresentano - ricorda Bortolussi - il 98% del totale. Inoltre i tecnici di Via Nazionale non avevano monitorato (per difficoltà oggettive non per incapacità) le imprese della sanità e dei servizi, notoriamente grandi creditori di Regioni ed enti locali in genere. Come detto, per la Cgia il debito globale ammonterebbe a 120 miliardi.
Ecco perché diventa lecito un retropensiero. E se si stesse facendo il gioco delle tre carte? I principali responsabili sono le amministrazioni reticenti che non comunicano il debito. Toccherebbe allo Stato pretendere che la ricognizione sia effettuata e comunicata con puntualità, ma il Tesoro - che comunque lo stanziamento l'ha effettuato - in questo modo può pagare un po' meno non sapendo chi siano i creditori e per quanto.

Le imprese che chiudono per i pagamenti in ritardo? Un problema secondario. Peccato che tra il 2012 e il 2013 tra le 22mila aziende fallite molte abbiano sofferto proprio della lentezza atavica dello Stato nel pagare beni e servizi. La civiltà si misura anche così.

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