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Lo Stato non paga ai poliziotti i denti spaccati dai teppisti il caso

Un ispettore ha perso otto incisivi in uno scontro con gli studenti, ma non riavrà i 12mila euro spesi per curarsi. Il sindacato: versare sangue non è sufficiente per essere risarciti

Lo Stato non paga ai poliziotti i denti spaccati dai teppisti il caso

Un casco da motociclista a spaccargli la faccia. Un colpo violentissimo ed è crollato a terra, svenuto, dopo aver arrestato il manifestante dei centri sociali desideroso di assaltare la sede del Pdl a Roma. Quando ha riaperto gli occhi il poliziotto Enrico Kauffmann s'è ritrovato la bocca impastata di sangue, la mandibola danneggiata e otto incisivi spaccati in mille pezzi. Per riprendersi ci ha messo un po', ma rischia di non riprendersi mai psicologicamente perché lo Stato gli nega il rimborso delle corpose spese odontoiatriche.
«Erano i giorni dell'ira per l'approvazione della riforma Gelmini – racconta Maurizio Germanò, segretario provinciale Siap Roma – e Kaufmann prese parte a tutti gli scontri che si verificarono a piazza del Popolo, davanti a Camera dei deputati, Senato e Palazzo Chigi. In uno di questi, in via di San Marcello, gli hanno spaccato la faccia». Il poliziotto fa istanza per causa di servizio, sperando di poter ottenere uno «sconto» sulla pensione o un equo indennizzo. D'altronde, era in servizio quando è stato ferito. Tra visite, operazioni e spese di istruttoria sborsa oltre 12mila euro. «Soldi che forse non riuscirà più a recuperare – commenta Germanò – perché, evidentemente, non è sufficiente sputare sangue per avere diritto a un indennizzo o al riconoscimento dello status di infermità permanente dovuto a motivi di servizio. La commissione medica gli vuole riconoscere un difetto di masticazione, nulla più». Proprio così: difetto di masticazione. Nel frattempo, per due volte finisce davanti ai medici che gli chiedono di consegnare documenti che attestino ciò che si può vedere tranquillamente a occhio nudo. Il prossimo appuntamento è per il 28 gennaio del 2013. Tanti auguri.
Chissà, invece, come faranno a trovare i 50mila euro a testa per pagare gli avvocati i dieci poliziotti approdati in appello dopo la contestatissima condanna di primo grado per le presunte violenze nella caserma «Raniero Virgilio» di Napoli, durante il Global Forum 2001. Chissà quanto tempo impiegheranno per mettere insieme tutti quei soldi, parenti strettissimi di tre anni di stipendio, quanti furono ingiustamente arrestati (come hanno sentenziato il Tribunale del riesame e la Cassazione), sospesi dal servizio e minacciati sui siti antagonisti e un'inchiesta che presenta, ancora oggi, molti punti da chiarire. E al danno si è aggiunta oggi la beffa: pagare di tasca propria l'assistenza legale anche se il processo di secondo grado non andrà avanti perché i reati sono ormai caduti in prescrizione, come ha dovuto riconoscere lo stesso sostituto procuratore generale nell'ultima udienza. In caso di prescrizione, infatti, dice il regolamento del ministero dell'Interno, non è possibile accedere al rimborso delle spese legali.
Sul fronte politico si fa sentire il deputato Pd Stefano Esposito che propone l'obbligo di firma per i recidivi e il fermo di polizia per chiunque si presenti in assetto da guerriglia: «Riguarda chi si presenta col volto coperto o armato di scudi, bastoni e caschi (la legge non prevede il fermo e questo impedisce agli operatori di intervenire in maniera efficace)». L'introduzione dell'obbligo di firma, continua Esposito, servirebbe ad impedire «a soggetti condannati o inquisiti per violenze durante manifestazioni di presenziare. Presenterò una mozione parlamentare per impegnare il governo a modificare l'ordinamento nel senso sopraindicato». Intanto monta la polemica tra i poliziotti. Il sindacato Coisp, col segretario Franco Maccari, attacca il Capo: «Le dichiarazioni di Manganelli sulla introduzione dei numeri di identificazione per i poliziotti sono inaccettabili. È evidente che non rappresenta i suoi uomini, né è capace di tutelarli: se non ha più voglia di fare questo lavoro, abbia il coraggio di andarsene a casa».


Rincara la dose il segretario generale del Siulp, che si associa, dichiarandola condivisibile, alla protesta dei celerini che hanno chiesto un giorno di ferie per sabato prossimo quando a Roma gli antagonisti proveranno a concedere il bis.


di Gian Marco Chiocci

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