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Stecca di Pizzarotti: ora il Festival Verdi canta il De profundis

Il neosindaco grillino sostituisce l'orchestra con quella regionale per il Festival Verdi. Sessanta musicisti senza lavoro

Stecca di Pizzarotti: ora il Festival Verdi canta il De profundis

Parma - Scaricati come fornitori non più graditi. Senza nemmeno la possibilità di fare una controfferta. Tutti a casa e andante con poco brio. Messa in musica, suona così l'ouverture fra i rapporti del neosindaco di Parma, Federico Pizzarotti e l'orchestra del Teatro Regio che a fine luglio è stata «licenziata» dal sindaco che della Fondazione Teatro Regio è presidente.

In buca a suonare Rigoletto e Battaglia di Legnano, al prossimo Festival Verdi, appuntamento autunnale clou della città, sarà la Filarmonica Toscanini, orchestra regionale che da oltre un decennio non metteva piede al Regio per il festival, stante la «luna di miele» fra il teatro e l'orchestra Teatro Regio Srl.
La stecca di Pizzarotti fa così litigare le due orchestre: lui ha parlato di avvicendamento e risparmio. La filarmonica Toscanini gode, infatti, di un contributo regionale che permette prezzi calmierati, con un risparmio che il Comune avrebbe calcolato in circa 80mila euro. La «Teatro Regio» però, lamenta di non aver potuto fare nemmeno una controfferta nonostante in passato il prezzo sia sempre stato «trattato» ben sotto quanto stabilito dalla convenzione che regola i rapporti fra l'ensemble musicale e la fondazione teatrale.

La Teatro Regio Srl lavora a chiamata riunendo diversi professori e costa solo «se suona». Non essendo un ente lirico, ma un teatro di tradizione, il Regio non è tenuto ad avere masse artistiche dipendenti, così nel 2000, alla sua fondazione l'orchestra poté fregiarsi del marchio «teatro regio» ma si costituì come Srl, cosa inconsueta per un'orchestra.

A inizio 2012, l'ensemble Teatro Regio Srl si è vista rinnovare la convenzione fino al 2015, ma poi sfilare l'appalto, con la scusa di una futura non meglio chiarita sinergia fra orchestre. La Teatro Regio Srl è composta da una sessantina di elementi, alcuni soci, altri chiamati a progetto.

«Oggi siamo tutti a casa - si sfoga Manlio Maggio, responsabile di produzione dell'orchestra - il Festival Verdi costituiva il 25% delle nostre entrate. Oltre alle opere affidate alla Toscanini, anche il concerto in programma è stato affidato ad una terza orchestra, la Verdi di Milano». Più che una sinergia, una «ratto musicale». «E pensare che molti di noi - prosegue Maggio - hanno votato il Movimento Cinque Stelle sperando in trasparenza e partecipazione e in passato abbiano praticato sconti, scendendo anche sotto le 100 euro lorde per professore a serata».

«Siamo stati avvisati a fine luglio solo mezz'ora prima di un incontro pubblico», rincara la dose con Il Giornale, Ferruccio Francia, primo contrabbasso dell'orchestra. Impossibile trovare altri lavori per l'autunno. Fino a gennaio, quando in calendario l'orchestra ha una tournée all'estero, chi non ha un secondo lavoro - e son solo una decina ad averlo presso i conservatori della zona - rischia di suonare a vuoto.

«Abbiamo un credito di 542mila euro per i nostri lavori dal 2008 ad oggi - aggiunge Maggio - fidandoci della convenzione e della consuetudine avevamo accettato una dilazione nei pagamenti».

Ora però la Srl intende farsi sentire: i musicisti stanno valutando una duplice azione sia sul piano del risarcimento per la mancata commessa sia sul piano del credito pregresso.

Il sipario si è appena alzato.

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