Poche realtà, più di Venezia, trasmettono con tanta immediatezza come l'Europa sembri ormai avere un grande futuro alle proprie spalle. E in questo scenario la situazione italiana pare perfino la peggiore. Incapaci (...)
(...) di guardare al futuro e salvaguardarci in maniera dinamica (valorizzando il passato senza farsi imprigionare da esso), rischiamo di allontanarci ancor più dalle aree maggiormente civili, trasformandoci nel monumento di quello che fummo in passato. Abbiamo smarrito ogni fiducia nel lavoro e nell'impresa, e anzi ormai intralciamo in tutti i modi ogni forma di attività imprenditoriale.
In questo senso, la scelta di allontanare da Venezia in modo tanto drastico traghetti e navi sembra davvero esemplare. Le richieste degli operatori del settore non sono state ascoltate e nemmeno le proteste pare possano produrre grandi risultati.
In situazioni così delicate, che vedono opporsi diritti tutti egualmente da tutelare, bisognerebbe saper conciliare esigenze diverse: ci vorrebbe equilibrio e ponderazione. Per questo lascia un po' perplessi che il governo Letta abbia assunto una posizione così radicale, in sostanziale ossequio a una cultura che tende a bloccare, regolare e intralciare tutto.
Va detto che c'è qualcosa di paradossale nel percorso compiuto dalla cultura progressista, che pervade ormai l'intero spettro politico. Gli eredi di un Sessantotto che si era imposto gridando a squarciagola «Vietato vietare» oggi si fanno interpreti della determinazione a limitare progressivamente ogni iniziativa, sulla base dell'idea che chi fa può sbagliare: e talvolta sbaglia davvero. La rivolta contro ogni regola e diritto che era stata promossa dalla Contestazione giovanile pare essersi convertita nel suo opposto, ma allora come oggi prevale la più irragionevole fiducia nel potere e nella politica, e un odio altrettanto radicale verso le logiche di mercato. Se fare impresa è sempre più difficile e se il numero di quanti se ne vanno cresce in continuazione, è anche perché il sistema politico-burocratico non avverte più il minimo scrupolo dinanzi alla possibilità di distruggere quello che altri, con la loro fatica, hanno costruito. Le norme che in un istante hanno messo in ginocchio l'intero settore delle sigarette elettroniche sono solo l'ultimo episodio di una lunga trafila di scelte analogamente disastrose, e ora il rischio è che qualcosa di simile possa accadere per il turismo in laguna.
di Carlo Lottieri
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