"Le strade si sono separate". Calenda chiude le porte a Renzi per le Europee

Il leader di Azione è pessimista su una corsa in comune con Italia Viva alle elezioni europee: "È estremamente improbabile". Sul calendario c'è la data X per il divorzio in Parlamento

"Le strade si sono separate". Calenda chiude le porte a Renzi per le Europee
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Il progetto del Terzo Polo è sempre apparso insidioso e tutto in salita, nonostante le convinzioni di Carlo Calenda di riuscire ad attirare i voti dei moderati di centro con le sue ricette politiche. L'obiettivo era quello di riuscire a portare a casa un risultato positivo in occasione delle prossime elezioni europee, ma al momento il traguardo fissato assume la fisionomia di un ricordo lontano: quasi sicuramente il Terzo Polo correrà diviso e non potrà così centrare la meta stabilita mesi fa.

Calenda chiude le porte a Renzi

Il leader di Azione non ha usato mezzi termini e ha affermato chiaramente che ormai le possibilità di ricucire con Italia Viva sono al limite dell'impossibile. "Le nostre strade sono già separate da tempo", ha risposto nel corso dell'intervista rilasciata a La Repubblica. In cui ha spiegato che il momento decisivo della rottura corrisponde alla decisione di Matteo Renzi di non dare vita a quello che doveva essere un partito unico dei liberaldemocratici.

Il "no" alla fusione ha imposto una conseguenza logica: il progetto d'unione è praticamente saltato (quasi) definitivamente in vista delle elezioni europee che si terranno tra il 6 e il 9 giugno 2024. "Oggi è estremamente improbabile", ha replicato Calenda in merito alla possibilità di una corsa in comune con Italia Viva. Il leader di Azione si è mostrato pessimista sull'ipotesi di una candidatura condivisa per Bruxelles. A infastidire l'ex ministro dello Sviluppo economico sono stati anche alcuni addii a favore della galassia renziana, visti come se fossero scippi ma che in realtà avrebbe dovuto far riflettere sul corso di Azione.

La separazione in Parlamento

Per il Terzo Polo si prospetta un'estate piuttosto bollente. L'attenzione è rivolta verso il gruppo Azione-Italia Viva, ancora unico, che si era formato sulla base del simbolo in occasione delle elezioni politiche del 25 settembre 2022. "Non posso essere certo io ad andarmene dal mio nome. Lo devono fare loro, se lo ritengono", ha tuonato Calenda. Che non ha affatto escluso l'ipotesi della separazione in Parlamento a stretto giro, nelle prossime settimane.

Nei giorni scorsi dagli ambienti di Italia Viva era circolata una voce che metteva in evidenza la volontà di tirare le somme e trarre le dovute conseguenze, formalizzando lo scioglimento dei gruppi e mettendo nero su bianco il divorzio. Il leader di Azione ha indicato una data X in cui - a suo giudizio - si potrebbe consumare la rottura totale anche all'interno del palazzo: "Credo che a settembre se ne andranno". Ci si prepara così a far crollare quella difficoltosa convivenza. "Non è andata bene", ha riconosciuto Calenda.

L'ex ministro dello Sviluppo economico ha preso atto delle scelte di Renzi e resta in attesa che il tutto si materializzi. A tal proposito però ha espresso un auspicio preciso: "Spero solo che avvenga in modo decoroso". Il loro progetto è ai titoli di coda. A pesare sono state le profonde spaccature: non sono passate inosservate le differenze rilevanti su tematiche cruciali come il salario minimo, la commissione sul Covid-19 e il premierato.

I renziani sospettano che Calenda si stia via via avvicinando al Partito democratico di Elly Schlein, abbracciando quella deriva rossa radicale e spostando il baricento sempre più a sinistra. Sta di fatto che il Terzo Polo si sta affondando con le sue stesse mani.

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