RomaHa cercato il suicidio davanti agli occhi dei compagni di scuola. Voleva fuggire da quei problemi familiari, che tanto pesano sulle spalle di un adolescente. Macigni che diventano insopportabili, poi, quando non si è accettati dai coetanei perché gay. Ma il destino ha deciso diversamente e ha strappato alla morte un sedicenne di origini romene, che ieri mattina si è gettato da una finestra al terzo piano dell'Istituto tecnico nautico Colonna in via Pincherle, a Roma. Con lui la sorte è stata benevola, al contrario di quanto è accaduto il 20 novembre scorso a un quindicenne romano omosessuale del liceo Cavour che è morto impiccandosi nella sua casa. Entrambi i ragazzi prima di mettere in atto il triste disegno, avevano lasciato un messaggio di rabbia e disperazione su Facebook. Ma ieri l'epilogo è stato diverso. Lo studente se l'è cavata con fratture multiple alle gambe, ma ora forse troverà quella comprensione che è mancata fino ad oggi.
Il tutto è avvenuto all'improvviso. Qualche istante prima l'adolescente parlava con una compagna, la stessa con la quale si era spesso confidato raccontando le sue fragilità. Poi ha preso coraggio e si è lanciato nel vuoto. Ma è finito su un'auto parcheggiata, che probabilmente ha attutito il colpo. «Quando sono arrivato mi ha detto di aver pubblicato un messaggio di addio su Facebook», racconta il professore di ginnastica che l'ha soccorso per primo. Chiedeva scusa alla madre. «Un gesto inspiegabile - aggiunge il preside Antonio Misantone -. Lui non ha mai mostrato segnali di disagio, siamo scioccati da quanto accaduto. Abbiamo già parlato con i compagni di classe e da domani affiancheremo loro anche la nostra psicologa». Immediato l'intervento di un'ambulanza del 118 che ha trasportato il ferito al San Camillo Forlanini, dove è stato ricoverato in ortopedia. Sotto choc il resto degli studenti, che hanno assistito impietriti alla scena. Qualcuno nel pomeriggio è andato a trovare l'amico in ospedale, dove si sono recati anche molti insegnanti e il sindaco Gianni Alemanno.
«Sono sconvolto - dice il vicepreside, tra i primi ad arrivare - nella nostra scuola bullismo zero e razzismo zero. Che gli è saltato in mente nessuno lo può sapere. È un ragazzo fragile, sensibile». I compagni di classe, però, una spiegazione ce l'hanno. Qualcuno ha raccontato agli investigatori che il coetaneo non ne poteva più di essere deriso perché era gay ed era stanco dell'atteggiamento di suo padre, che a volte si comportava in modo violento poiché non accettava la sua omosessualità. «Frequenta il II superiore, è bravo a scuola, non è un tipo allegro ma è ben integrato in classe», dichiara un'assistente scolastica. «L'ho avuto l'anno scorso - aggiunge uno dei suoi ex docenti - mi aveva parlato anche di problemi familiari». Il direttore generale del San Camillo, Aldo Morrone, ha fatto sapere che lo studente sta bene dal punto di vista generale: «È pentito di quello che ha fatto e adesso vuole soltanto guarire e tornare a casa e a scuola». Ma dovrà attendere un po' perché ha fratture bilaterali alle caviglie.
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