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Come il Sud affossa la legge di bilancio

Ognuno pensa per sé, a portare il risultato a casa, nel collegio dove sono stati eletti. Ecco come i parlamentari, specialmente del Sud, stanno bloccando la legge di bilancio

Come il Sud affossa la legge di bilancio

Marchette, mance e manciette, i parlamentari non si fermano e “bloccano” la prima legge di bilancio del governo Meloni. La affossano a furia di presentare emendamenti. Piccoli, anche banali. Altro che centrodestra diviso, altro che “botte da orbi” tra partiti “fratelli”. Altro che incomprensioni tra Silvio, Giorgia e Matteo. I veri colpevoli sono i parlamentari.

Da Lega a Forza Italia passando dai centristi fino ad arrivare ai fratelli d’Italia. Ognuno pensa per sé, al proprio piccolo collegio elettorale. C’è chi pensa a sbloccare i lavori di una statale, chi a finanziare i lavori per abbellire l’aeroporto. C’è addirittura chi pensa alle bande musicali o alle sagre. Magari con un prodotto alimentare da tutelare. Tutti emendamenti che ostacolano la corsa contro il tempo del governo per non finire in esercizio provvisorio. La confessione arriva da un parlamentare di peso del centrodestra che incontriamo nel transatlantico di Montecitorio. “Credimi, fatichiamo a trattenerli” - quasi sconsolato ammette - “stanno rallentando tutto, ognuno vuole presentare il proprio emendamento alla manovra. Metterci lo zampino, la propria firma. Inutile dire che non c’è tempo, di non farlo, di evitare”.

Indisciplinati, scalpitano per portare un risultato a casa, una sorta di “medaglia” da presentare al proprio elettorato. Magari proprio durante il brindisi di fine anno nella piccola sede del partito del piccolo paese. Del Sud. Sì, perché sono soprattutto loro, i parlamentari del Sud, a non cedere agli avvertimenti dei propri “capi”. Un metodo vecchio di fare politica. Un modo per tenere legati a sé i propri elettori. Un modo che funziona. “Che ci stiamo a fare in Parlamento se non lavoriamo per il territorio che ci ha eletti?” È il ragionamento di molti. Non fa una piega si direbbe in questi casi. Ma c’è tempo e tempo per battersi per il proprio collegio.

Non si fa così, non hanno ancora capito che non sono più seduti tra gli scranni del consiglio comunale o regionale. Siamo in Parlamento”. Ci dice l’importante politico contrariato con una parte dei suoi stessi deputati. “Non hanno capito che non c’è un euro da spendere a questo giro”, dice. Ma c’è chi riesce a spuntarla e già sponsorizza sui propri canali social il risultato “portato a casa”. Nonostante manchi ancora il voto di fiducia. Sperando che arrivi prima del 31 dicembre.

Altrimenti per il Paese sono guai.

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