
«Vedremo a settembre cosa succede in Consiglio ma la vendita di San Siro a Milan e Inter è un mio obiettivo e vado avanti, anche per dignità personale. Ci sto lavorando da anni, voglio avere la coscienza a posto e fare il mio lavoro fino alla fine. Poi vedremo se la politica seguirà questa via». Il sindaco Beppe Sala tira dritto nonostante la tempesta giudiziaria, i vari fascicoli aperti anche sull'operazione stadio - in Procura, alla Corte dei Conti e al Tar - e il rischio di non avere i voti della maggioranza in aula. Sarà una prova del nove, «so che sarà motivo di polemiche ma a non fare niente apparentemente va tutto bene, Milano però è la città dei cambiamenti. Le grandi città nel mondo hanno stadi nuovo e San Siro non lo è» ha ribadito ieri su Rtl 102,5.
«Chi non fa non sbaglia». Sala lo ripete più volte per difendersi sul fronte delle inchieste sull'urbanistica. É «provato, non è una situazione piacevole, ma la passione e la voglia di lavorare prevalgono. Andiamo avanti con intensità». Più volte nel corso dell'intervista torna a sfidare la Procura di Milano che ha aperto vari fascicoli, mandato ai domiciliari l'ormai ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi. Lui stesso è indagato e lo ha «saputo dal direttore del Corriere, purtroppo capita sempre così e in un Paese democratico non va assolutamente bene però lo si accetta». Rigetta le accuse su un «Sistema Milano» sull'edilizia. «Milano è migliorata in questi anni, ha fatto un suo percorso ed è l'unica città internazionale italiana. Poi la giustizia farà il suo corso ma è l'unica ad essersi sviluppata così, magari anche attraverso possibili errori, ma non possiamo buttare via tutto, è profondamente sbagliato». Ammette che «possono esserci state operazioni immobiliari non corrette ma nella stragrande maggioranza dei casi hanno avuto un senso. Le rivendico, non mi nascondo dietro un dito, lungi da me dire che non me ne sono accorto, non è colpa mia. Se ci sono stati errori la colpa è mia, poi vedremo la forma della colpa». Ma torna a pungere la Procura che parla ad esempio di «incontrollata espansione edilizia»: «Io non invado lo spazio dei giudici, ma che un procuratore dia un giudizio politico mi pare bizzarro. Se costruisci in verticale consumi meno suolo. Se ora ci è venuta di colpo la paura dei grattacieli, io mi dissocio. Allora da Albertini in poi siamo stati tutti dei sindaci sbagliati». E sui palazzi «spuntati» nei cortili, come nel caso di piazza Aspromonte, sostiene «si tratta di uno su 300 interventi. É stato un errore, certamente, ma non facciamo di tutta l'erba un fascio». Torna da capo, «se per non sbagliare bisogna stare fermi, non è il motivo per cui mi hanno eletto. Per creare lavoro dovevo aumentare il turismo, far crescere le università, attrarre investimenti stranieri». Ora il rischio di una frenata «senz'altro c'è, avevamo grandi opportunità che in questo momento sono un po' rallentate». Anche se la prima preoccupazione ora sono «le famiglie che hanno versato anticipi per alloggi in cantieri bloccati». Ha chiesto al prefetto di convocare un tavolo con tutte le parti coinvolte perchè «Comune e cittadini da soli non possono risolvere, servono anche i costruttori e l'accordo deve essere siglato dalla Procura. Se le costruzioni non sono ancora partite è più semplice, si fa un accordo sugli oneri, se sono a metà è più complesso».
Non nega di aver «pensato alle dimissioni» ma «è prevalso il senso del dovere. A settembre mancheranno 18 mesi a fine mandato e cercheremo di farli al meglio. Non sono un tipo che molla. Anche Expo non è stata una passeggiata, poi tutto è finito in un nulla» dice a proposito delle inchieste anche lì «ed è stato un successo, ma io so cos'ho sofferto. In certi momenti bisogna saper resistere». E «uno dei motivi che mi fanno tenere duro sono le Olimpiadi 2026». Nel suo caso il Gip, riferisce Sala, «ha negato l'induzione indebita», resta l'accusa di aver firmato la nomina della Commissione Paesaggio», false dichiarazioni su qualità proprie o di altri, «ma come funziona? Fai un bando, una commissione di dirigenti sceglie i membri in base a una valutazione tecnica, un lavoro che dura mesi, e il sindaco firma la proposta. La giustizia farà il suo corso - ripete come un mantra - ma qualcuno si aspetta che il sindaco faccia un'analisi uno ad uno? Stiamo parlando di questo». Spera che tutto «finirà bene, gli elementi di accusa non sono fortissimi in generale, ma nessuno di noi sa quello che farà la Procura».
La sentenza (politica) gli arriva dal verde Carlo Monguzzi: «Non ci siamo, sull'urbanistica la discontinuità è già finita. Non abbiamo paura delle torri ma vanno inserite in un contesto di servizi per i cittadini e tanto verde. A settembre serve una verifica sul programma del 2021, poi ognuno deciderà cosa fare da grande».