Dovrebbe essere un ministro tecnico, ma all'analisi preferisce le visioni apocalittiche. E così Andrea Riccardi, titolare del dicastero della Coesione sociale e anima della prestigiosa Comunità di Sant'Egidio, chiude gli occhi e osserva un mondo che non c'è. Un'Italia in cui, secondo lui, stanno accadendo due fenomeni opposti, entrambi da denunciare: la fuga degli immigrati e il ritorno, nientemeno, del fascismo. Naturalmente non ci eravamo accorti né dell'esodo di tanti stranieri e neppure dell'avvento di manipoli in camicia nera. Ma dove vive Riccardi? Fra un viaggio a Sarajevo e una convention più o meno buonista, dovrebbe trovare il tempo di girare anche le nostre città. S'imbatterebbe, per esempio, nelle Chinatown, che da Milano a Prato hanno cambiato il profilo di interi quartieri e hanno messo in crisi distretti industriali prima imbattibili, e poi troverebbe immigrati che se la passano bene, altri che si arrangiano a fatica e altri ancora, purtroppo molti, che sopravvivono ai margini, fuori da ogni censimento e da ogni regola, in aree degradate.
Il Ministro però non ha tutto questo tempo e si lancia in una predica appassionata, sotto forma di videomessaggio, rivolgendosi al pubblico che affolla la festa dell'Api a Maratea. «Il nostro Paese- è la rivelazione choc - è stato abbandonato dagli immigrati, che lasciano l'Italia per andare in altri Paesi europei o per tornare al loro Paese. L'Italia quindi non è un Paese invaso, ma abbandonato, mentre non si può pensare allo sviluppo e alla crescita senza il tema dell'immigrazione, un grande tema europeo e del futuro».
Per carità, nessuno vuole banalizzare e tanto meno demonizzare la grande questione dell'immigrazione e poi è nel gioco delle parti che Riccardi tratti con una certa enfasi il problema, ma definire l'Italia un paese «abbandonato» vuol dire semplicemente aver perso il contatto con la realtà. Caduta grave per un ministro, ancora più imbarazzante se membro di un governo che dovrebbe essere tecnico. Un cocktail di professori e studiosi, spalmato sulle nostre ferite e suoi nostri cronici ritardi.. Riccardi invece sfrutta la platea rutelliana per fare propaganda: «Bisogna puntare sull'Europa e al di là dell'europeismo ci sono rischi di scivolamento del nostro Pese nell'irrilevanza se non nel fascismo, come capita in alcuni paesi, dove abbiamo dei movimenti chiaramente fascisti». Mah. Forse il visionario Riccardi ha in mente l'Alba d'Oro greca o l'estrema destra olandese, peraltro appena ridimensionata dalle urne. Ma da noi l'unico a ritirare fuori la vecchia, logora tiritera, «sei un fascista», è stato Pier Luigi Bersani che ha recuperato come un archeologo l'epiteto per colpire Beppe Grillo e guadagnare un po' di visibilità. Ineleganti sciocchezze.
Forse, con questo discorso inzuppato nell'ideologia, il fondatore di Sant'Egidio voleva collegarsi a quanto detto nello scorso weekend a Cernobbio da Mario Monti a proposito del rigurgito dei populismi. Forse. O, più semplicemente, voleva tirare la volata da buon tecnico, neutrale fino al momento opportuno, al ritorno non degli immigrati che non sono mai spariti ma di un esecutivo targato centrosinistra.
Alla fine, dopo aver citato e ricitato l'Europa e aver invocato una «nuova cultura politica», il Ministro per le visioni ha spiegato che gli «italiani, popolo pensante», sono stufi, anzi «stanchi di una politica emotiva, di pancia». Discorso, come si vede, grondante retorica e con pochi granelli di lucidità.
E per Riccardi il futuro dell'Italia sono gli immigrati
Il ministro: gli stranieri sono l'unica risorsa ma ci abbandonano
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