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"Svolta autoritaria in atto". Pure Rosy Bindi straparla contro il governo

Anche l'ex presidente Pd intona il coro progressista sull'autoritarismo e attacca il governo. "Incoltura costituzionale preoccupante". Poi il giudizio sulla Schlein e sull'armocromista

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Il ritornello del fascismo alle porte, ormai, non suona può come una volta. A furia di intonarlo in modo ossessivo, pure quelli di sinistra si sono rotti. Ora il tormentone anti-governativo che rimbomba con prepotenza è quello della altrettanto presunta deriva autoritaria imposta da palazzo Chigi. L'improbabile hit estiva è da giorni sulla bocca dei progressisti nostrani, che insistono con l'invenzione della tenuta democratica a rischio nel Paese. Nei giorni scorse pure Romano Prodi s'era scomodato per lamentare "un aumento di autoritarismo": a volte ritornano. E il refrain è piaciuto pure a Rosy Bindi, che analogamente lo ha fatto proprio.

"In questo Paese c'è una svolta autoritaria vera che è in atto, non è il fascismo di ieri ma sono i pericoli antidemocratici di oggi, con degli attacchi alla Costituzione che vengono portati avanti con una incoltura costituzionale preoccupante", ha denunciato l'ex presidente Pd nell'odierna puntata del programma radiofonico Un giorno da pecora. Siccome l'immaginaria minaccia del fascismo non ha fatto breccia nell'opinione pubblica (e anzi è stata smentita dagli elettori attraverso il voto), a sinistra si sono concentrati ora sul nuovo storytelling della libertà in pericolo. E quale migliore occasione per farlo se non strumentalizzando il tema delle riforme costituzionali?

"Sento dire dalla ministra delle Riforme che non sarà toccato il ruolo del Colle perché il premier verrà eletto direttamente. Come si fa a dire che non si toccano le funzioni del Quirinale se eleggi direttamente il presidente del Consiglio? Questo poi è tutto un escamotage per portarsi dietro Renzi, ovviamente", ha affermato Bindi su Radio2, travisando completamente l'approccio di palazzo Chigi alla materia. Il governo, infatti, aveva sin dall'inizio spiegato che il processo di riforma andava fatto coinvolgendo il Quirinale e tutte le forze politiche. Peccato che, sinora, a rallentare tale percorso propedeutico a ogni cambiamento sia stata proprio la sinistra. La cosa non stupisce: non è la prima volta che la gauche italica bolla come pericoloso e autoritario ciò che semplicemente non le piace ed è avvilente che pure una personalità di qualificata esperienza come Rosy Bindi sia ricaduta in questo vizio politico.

Poi l'ex presidente dem si è anche soffermata sulle vicissitudini del partito oggi guidato da Elly Schlein. "Se capissi cosa sta accadendo nel Pd forse mi riscriverei al partito. Il momento non è semplice, io avevo parlato di scioglimento, mi hanno bastonata per averlo detto ma di fatto questo è successo", ha osservato, auspicando un Pd che rivendichi "un po' di originalità dell'Europa e dell'Italia stessa". Tradotto: Schlein dovrebbe fare di più. Invitata infatti a dare un consiglio al nuovo segretario dem, Rosy non si è trattenuta.

"Dovrebbe aprirsi, non stia solo nella classe dirigente che l'ha eletto, apra le porte e le finestre", ha argomentato Bindi, aggiungendo: "Diamole una possibilità, anche se io non l'ho votata".

Infine la stoccata sull'armocromista: "È una cosa forse tipica di una certa sinistra, quella più elitaria, certo non quella dalle radici popolari…".

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