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Svolta sull'Iva, cambiano aliquote e anticipo Irpef

Gli esperti: "Frodi e costi frenano le microimprese, adesso serve la partita Iva europea"

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Nella delega fiscale approvata ieri definitivamente dalla Camera dei deputati fa capolino anche il riordino della disciplina Iva per renderla più aderente alla normativa Ue. L`obiettivo del governo è quello di ridurre l`evasione di questa imposta ma anche di ridefinirne alcuni presupposti, come le norme che disciplinano le operazioni esenti e la possibilità per i contribuenti di optare o meno per l`imponibilità, visto che in qualche caso la legge italiana è disallineata rispetto a quella europea, come prevede la direttiva 542 del 2022, con l`obiettivo ambizioso della partita Iva unica europea.

Mentre per la possibilità dell`Iva a zero su alcuni beni e servizi di prima necessità bisognerà aspettare i decreti attuativi di settembre, sarà già possibile la revisione delle aliquote per omogeneizzare alcuni beni e servizi e soprattutto il Terzo settore, passa anche la misura dell`acconto Irpef a rate per le partite Iva. «Grazie alla Lega e alla maggioranza di centrodestra oltre 4,5 milioni di partite Iva pagheranno le tasse ad anno concluso e reddito percepito, non più in anticipo. Anche questa è giustizia fiscale», gongola il responsabile unità Fisco del dipartimento Economia del Carroccio Alberto Gusmeroli (nella foto), presidente della commissione Attività produttive, Commercio e Turismo della Camera e relatore della legge delega.

Ma il grande tema è quello delle detrazioni e il contrasto alle frodi e all`evasione, questione che si trascina dietro il problema dell`eventuale concorrenza sleale, per evitare - come spiegano gli esperti del Centro studi Fiscal Focus diretto da Antonio Gigliotti - che le norme sull`Iva possano condizionare alcune decisioni commerciali delle imprese, soprattutto di quelle più piccole, nella ricerca di nuovi mercati. Aprire una partita Iva all`estero costa infatti in media 4.500 euro all`anno.

Perché oggi il sistema Iva viene aggirato? A quanto ammontano le frodi Iva? In un documento riservato del Mef del 2020 relativo a un`autovalutazione che l`Italia deve fare ogni tre anni, i tecnici del ministero dell`Economia ammettono di non conoscere l`esatto importo dell`Iva evasa nelle transazioni commerciali tra Stati. Questo perché in molti Paesi non esiste la fatturazione elettronica. Dove sono stati adottati gli obblighi di comunicazione digitale delle transazioni commerciali (come in Italia), invece, la Ue ha registrato un significativo miglioramento nell`analisi del rischio fiscale dietro le transazioni sospette, aumentando da un lato l`efficacia dei controlli e facendo da deterrente per chi avrebbe voluto adottare comportamenti evasivi.

Ma con che costi per le imprese? Il sistema di fatturazione elettronica ha richiesto delle risorse per allineare il sistema di emissione e ricezione ai requisiti stabiliti dalla legge europea tra know-how, servizi, competenze e formazione del personale. Secondo gli esperti di Fiscal Focus «in Italia i costi di implementazione dovuti all`introduzione degli obblighi di fatturazione elettronica sono stati pari a 1,8 miliardi, di cui circa 1,7 miliardi di euro a carico delle microimprese e lavoratori autonomi. Non basta: una multinazionale di piccole dimensioni dovrebbe investire più di 50mila euro per adeguarsi ai vari sistemi di fatturazione di altri Paesi. E questo crea altre distorsioni.

Come se ne esce? Secondo l`analisi di Fiscal Focus depositata presso la Commissione europea «bisognerebbe eliminare l`obbligo per le imprese di dover registrare una nuova partita Iva in tutti quei Paesi Ue in cui vendono le proprie merci ma dove non hanno una sede stabilita». In attesa che l`Unione europea metta a punto una partita Iva europea che disinnescherebbe il meccanismo dei rimpalli sul pagamento dell`Iva da un Paese all`altro.

«L`ok alla delega fiscale è il primo passo per ulteriori riforme», commenta Matilde Siracusano, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento e deputata di Forza Italia.

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