La manovra economica appena varata vale appena 18,7 miliardi di euro e, quindi, si è rivelata la più leggera mai bollinata dal 2014. Tuttavia "ogni paragone tra questa manovra e le precedenti non tiene conto di alcuni aspetti rilevanti", ha chiarito il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, durante la sua audizione in commissione Bilancio di Camera e Senato sulla legge finanziaria. Prima di tutto perché "bisogna considerare il cambio delle regole fiscali". E, in secondo luogo, perché la scorsa legge di bilancio "ha finanziato in via permanente e strutturale misure che in passato venivano finanziate anno per anno".
Il fatto che il governo italiano abbia proseguito nella sua "politica di bilancio attenta" non significa che l'esecutivo nazionale "non abbia puntato a dare risposte a esigenze profonde del Paese", ha proseguito Giorgetti citando tra gli interventi anche quello sull'Irpef che "coinvolge il 32% del totale dei contribuenti". Rafforzando le misure adottate finora, è stata prevista "la riduzione di due punti percentuali della seconda aliquota Irpef, che si applica ai redditi compresi tra 28 mila e 50 mila euro, che passa dall'attuale 35% al 33%. A tale intervento volto a tutelare i contribuenti con redditi medi sono stati destinati 3 miliardi". Tale misura estende, dunque, la platea di soggetti che avevano, a partire dal 2025, beneficiato "dalla riduzione strutturale del cuneo fiscale, coinvolgendo 13,6 milioni di contribuenti (il 32% del totale) di cui 8,2 milioni lavoratori dipendenti. Il beneficio medio atteso è pari a 218 euro annui, con un beneficio massimo di 440 euro all'anno", ha ricordato ancora Giorgetti.
Nelle ore che hanno preceduto l'intervento del ministro in commissione erano arrivate nel frattempo critiche alla manovra da parte di Bankitalia e Istat. La prima ha stimato che le misure della manovra a sostegno del reddito delle famiglie "non comportino variazioni significative della disuguaglianza nella distribuzione del reddito disponibile equivalente tra le famiglie". E anche gli effetti dei principali interventi in materia di assistenza sociale si concentrano su pochi nuclei "e sono anch'essi modesti", ha spiegato il vicecapo Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia Fabrizio Balassone. L'Istituto Nazionale di Statistica, tramite il presidente Francesco Maria Chelli, evidenzia come oltre l'85% delle risorse "siano destinate alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito: sono infatti interessate dalla misura oltre il 90% delle famiglie del quinto più ricco e oltre due terzi di quelle del penultimo quinto".
A queste osservazioni, seppur indirettamente, ha poi replicato lo stesso Giorgetti davanti ai deputati e senatori, difendendo la natura "responsabile" della manovra che s'inserisce "in un quadro congiunturale incerto, dove l'attenzione sulle politiche di bilancio perseguita dagli Stati è molto elevata". Secondo il titolare del Mef solo una politica di bilancio attenta "può garantire una stabilità economica finanziaria per il nostro Paese che ogni anno rinnova circa 400 miliardi di titoli di debito pubblico". Si tratta, in poche parole, di una finanziaria che "conferma la strategia seguita dal governo negli ultimi tre anni" ovvero quella di bilanciare "il supporto a specifici settori con l'esigenza di mantenere in ordine i conti pubblici".
Del resto, al recente miglioramento del rating ha contribuito "un'attenta conduzione della politica di bilancio". E dei risultati "hanno beneficiato anche le istituzioni finanziarie e le aziende".